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Usa schierati al fianco degli insorti

Barack Obama

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Hanno cercato di farlo ragionare in tutti i modi. L'ultimo tentativo di fargli fare un passo indietro è stato quello di isolarlo, di fargli capire che doveva lasciare il potere ai libici. Di fronte però ai continui comportamenti di Muammar Gheddafi, che incitano alla guerra civile, ha deciso di scendere in campo anche il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Dopo le sanzioni firmate dal presidente Usa Obama e quelle del Consiglio di sicurezza Onu, che Gheddafi considera «senza alcun valore», la Clinton ieri ha detto chiaramente che adesso le prossime mosse diplomatiche saranno ben differenti e che quindi non si può più stare a guardare. «Gheddafi dovrebbe andare via senza ulteriori bagni di sangue e altre violenze. Il popolo libico ha spiegato in modo chiaro cosa pensa del suo governo», ha affermato il segretario di Stato. Gli americani stanno quindi tendendo la mano alla popolazione della Libia che cerca di organizzare un governo post-Gheddafi ed gli Usa sono «pronti e preparati a offrire ogni tipo di assistenza», sottolinea la Clinton. Con una decisione storica, per la prima volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità sabato notte una risoluzione che prevede il deferimento alla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell'Aja di una o più persone che abbiano potenzialmente commesso crimini contro l'umanità o un genocidio, in questo caso il dittatore libico Muammar Gheddafi. Il documento dell'Onu prevede anche il blocco dei beni del Raìs e di alcuni suoi familiari e dignitari e l'embargo alle vendite di armi. È la seconda volta che i Quindici prendono a New York una decisione di questo tipo. In base alla risoluzione, la numero 1970, il Consiglio offre alla Cpi competenza sui crimini commessi in Libia dopo il 15 febbraio 2011, con la possibilità di indagare su crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Lo stesso presidente Usa, Barack Obama, ha sostenuto che Gheddafi, «se ne deve andare ora», perché ha perso la legittimità a governare. Si tratta della posizione più dura, mai presa finora, dall'Amministrazione statunitense. Gli Usa dunque non hanno più intenzione di attendere un possibile dietrofront del Colonnello, che anzi, nelle ultime ore, sta continuando a sostenere i suoi uomini a non cedere, a portare avanti il pugno duro contro chi vuole la sua testa. Ma gli americani sono «pronti ad aiutare» gli oppositori del Colonnello Muammar Gheddafi. Hillary Clinton, in viaggio alla volta di Ginevra, ha dichiarato ieri che «siamo pronti a offrire qualsiasi forma di aiuto auspicata da parte degli Stati Uniti». Il segretario di Stato, che oggi parteciperà a una ministeriale Onu nell'ambito del Consiglio dei diritti umani, ha ribadito che Gheddafi deve andarsene: «Dobbiamo innanzitutto vedere la fine del suo regime ed evitare un nuovo bagno di sangue». La Clinton ha fatto intendere che le mosse strategiche dell'America sono solo all'inizio e che andranno avanti fino a quando il Colonnello non lascerà il potere: «Siamo solo all'inizio di quello che seguirà per Gheddafi». Non si sa ancora se gli americani forniranno o meno unn aiuto militare, ma Clinton si è riferita ai «tanti libici che stanno provando a organizzarsi nell'Est». Intanto il governatore repubblicano dell'Arizona John McCain e l'indipendente Joe Lieberman hanno dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere il nascente governo di opposizione e offrire aiuti umanitari così come sostegno militare.

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