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Il Cav torna al '94 e attacca i comunisti

Silvio Berlusconi

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L'aveva già detto alcune settimane fa: torneremo al 1994, allo spirito di Forza Italia, come vorrebbe battezzare, di nuovo, il Pdl. Silvio Berlusconi è deciso. Continua ad allargare la maggioranza, tra poco anche il governo (riempiendo le caselle lasciate libere dai finiani) e va all'attacco. Il premier interviene ai congressi del Partito repubblicano di Nucara (dove piglia anche qualche fischio) e dei Cristiano riformisti di Mazzocchi. Riparte da uno dei cavalli di battaglia: «I comunisti di casa nostra erano e rimangono ancora oggi comunisti». Il premier ricorda il motivo che lo spinse nel 1994 a occuparsi di politica, vale a dire «impedire che la più atroce ideologia della storia dell'umanità, e cioè il comunismo, prendesse il potere anche in Italia». Di quel periodo rievoca tutto e rilegge il suo primo discorso in pubblico perché «stanotte mi sono reso conto che è ancora attualissimo». Quello sulla libertà - assicura che con lui l'Italia non vedrà mai una patrimoniale - e della difesa della famiglia, che il Cavaliere definisce ancora oggi centrale e alla quale non saranno mai equiparate le coppie gay. Lo spirito di 17 anni fa torna attuale, dunque, perché oggi, continua Berlusconi, dobbiamo andare avanti sulla stessa linea, «sentiamo questa responsabilità». Sulla scuola pubblica è chiaro: «Gli insegnanti inculcano agli studenti valori diversi da quelli delle famiglie (stesse parole usate nel giorno della sua discesa in campo, ndr). C'è bisogno di potere educare liberamente i propri figli e liberamente vuol dire non essere costretti a mandare i figli in una scuola di Stato in cui ci sono insegnanti che vogliono inculcare». Berlusconi boccia il ricorso al voto anticipato, ribadisce che la maggioranza c'è e che le riforme si faranno. La priorità resta la giustizia. Ci sarà «tra pochi giorni un Consiglio dei ministri straordinario», per le intercettazioni «si va avanti» perché «non è un Paese libero» quello che non garantisce inviolabilità delle conversazioni, che possono arrivare come prova ad un processo anche «manipolate». Non mancano le polemiche: «Il presidente del Consiglio cambia argomento a seconda dell'interlocutore - nota la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro - Oggi ha fatto due visite ufficiali. Con i Repubblicani abbiamo assistito al presidente fautore del Risorgimento e dell'Unità d'Italia. Se andasse dalla Lega trascurerebbe l'Unità d'Italia. Poi va dai cattolici e batte sul no alle unioni omosessuali e sulla scuola privata». Netta l'Idv: «Il presidente del Consiglio è come Ceausescu perché ha paura della scuola pubblica in quanto, con la cultura non piegata agli interessi del sultano di turno, gli studenti potrebbero farsi un'idea su chi governa il loro Paese» tuona Leoluca Orlando.

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