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Marina fa Berlusconi: aberrante

Marina Berlusconi

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«Scopro dalla lettura dei giornali che una signorina che non ho mai conosciuto, in un messaggino inviato ad una persona che non ho mai conosciuto, sostiene che farei parte di un non meglio precisato "giro squallido": come noto, gli unici "giri" che frequento sono quelli di mio marito e dei miei figli». Marina Berlusconi non ci sta e va all'attacco. Si riferisce alle intercettazioni telefoniche della showgirl Sara Tommasi che in un sms non risparmia la primogenita del presidente del Consiglio. La numero uno di Mondadori se la prende con le «macchine del fango» e auspica che il confronto politico scorra su binari diversi. L'aveva già fatto in occasione della laurea honiris causa assegnata dall'università di Genova allo scrittore Roberto Saviano, che aveva pensato bene di dedicare l'onorificenza ai pm che indagano il premier. Allora aveva provato «orrore» per le parole di Saviano, usate per colpire il padre. Stavolta Marina difende se stessa. La presidente di Fininvest si è scagliata contro «certi giornali», vere «macchine del fango», che hanno citato nelle loro cronache gli sms della Tommasi finiti nell'inchiesta della Procura di Napoli sul giro di prostituzione che coinvolgerebbe tra gli altri Lele Mora e Fabrizio Corona. Secondo Marina Berlusconi «la battaglia politica ha ceduto il passo alla devastante inquisizione di certe procure e di certi loro bollettini». Bollettini sui quali, spiega la figlia del premier, «ci sono i titoli e c'è la mia foto». L'amarezza della presidente di Mondadori è evidente: «Anche se ormai è praticamente impossibile trovare il modo adeguato per definire questo sciacallaggio mediatico, tutto ciò rappresenta un'ulteriore e triste conferma del fatto che perfino il livello dell'aberrazione sia stato ampiamente superato - spiega Marina - Non so perché questa persona che, ripeto, non ho mai visto né conosciuto, abbia parlato di me, non riesco neppure a immaginare a che cosa intendesse riferirsi. E francamente non mi interessa nemmeno». La Berlusconi afferma ancora: «Non è degno di uno Stato di diritto, non può non far vergognare chi ha veramente a cuore i fondamenti della nostra democrazia e del nostro vivere civile, il fatto che sembra non esista più alcun limite, alcuna sia pur minima forma di rispetto della verità e della dignità delle persone. Qualunque circostanza possa risultar utile ad un fin troppo scoperto disegno, anche se priva del benché minimo fondamento (e sfido chiunque a sostenere il contrario), segue uno sperimentatissimo meccanismo il cui approdo finale sono le paginate infamanti sui giornali». A giudizio della presidente di Fininvest «non è un caso che anche stavolta il rilievo di gran lunga maggiore a queste farneticazioni sia stato dato dai soliti ben precisi giornali: quelli che, quando ogni giorno sproloquiano sulla "macchina del fango", in realtà stanno parlando solo di se stessi e del loro comportamento». Si riferisce a Repubblica, al Fatto Quotidiano e a La Stampa. Netto anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che esprime «piena solidarietà a Marina Berlusconi per le insinuazioni rivolte contro di lei oggi attraverso alcuni giornali. Si tratta di ricostruzioni ridicole, inverosimili e fantasiose. Non essendo sufficienti forse le accuse rivolte al presidente del Consiglio , l'attenzione adesso si sta spostando sui suoi familiari e sulle persone a lui care. In nessun Paese al mondo atti coperti da segreto istruttorio vengono pubblicati sui giornali con il rischio, anzi la certezza, che ne vengano stravolti il senso e il contenuto. Si impone dunque una riflessione seria su questo tema». E se il ministro del Turismo Michela Brambilla definisce Marina vittima di «ridicole quanto farneticanti» insinuazioni, attacca invece il vicecapogruppo dell'Udc alla Camera, Amedeo Ciccanti: «Condivido l'amarezza di Marina Berlusconi ingiustamente colpita dallo scandalo Rubygate che riguarda il padre; non condivido però l'indignazione verso una certa stampa dal momento che questo costume infimo di "manganellare" mediaticamente gli avversari politici lo ha iniziato la stampa di proprietà della sua famiglia, colpendo prima Boffo, il direttore dell'Avvenire e poi la famiglia Tulliani, solo perché legata a Fini. Una certa stampa come "ventilatore di fango" sugli avversari politici - aggiunge il parlamentare - è un metodo inaugurato da una certa destra che è riuscita ad ereditare da una vecchia sinistra, che mira ad eliminare l'avversario politico piuttosto che a confutarne le diverse opinioni e Silvio Berlusconi ne ha fatto ampio uso. Chi di stampa ferisce di stampa perisce!».

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