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Le strane operazioni della Regione

Regione Lazio

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Precisamente 82 milioni 859 mila 083 euro. Sarebbero i costi occulti, richiesti indebitamente per otto operazioni finanziarie, che la Regione Lazio rivuole indietro da undici banche. I contratti sono stati firmati in un periodo che abbraccia dieci anni, dal 1998 al 2007. Si tratta di 8 strumenti di debito: 5 emissioni di buoni regionali, 2 mutui e un'operazione di cartolarizzazione. Ecco i contratti nello specifico. La prima emissione di titoli del Lazio a tasso fisso è stata firmata il 13 febbraio 1998 con la Merrill Lynch per 200 milioni di dollari (scadenza 1° febbraio 2018). La seconda emissione è del 12 giugno 1998 per 200 milioni di ecu con Ubs (scadenza 23 giugno 2028), a cui sono seguite 4 ristrutturazioni: una nel 2000, una nel 2001, poi nel 2002 e 2007 fino ad arrivare, il 12 giugno 2007, a 550 milioni di euro. La terza emissione di titoli regionali è datata 22 giugno 1999, a tasso variabile con Deutsche Bank, Unicredit, IP Morgan per 150 milioni di euro in tutto (scadenza 13 luglio 2018). La quarta operazione è del 26 gennaio 2000: 250 milioni di euro, a tasso fisso, con Ubs e Citigroup. La quinta emissione di buoni regionali è del 20 aprile 2006: 500 milioni di euro a tasso fisso con Merrill Lynch, Barclays, Depfa e Citigroup (ogni quota da 166 milioni 666 mila 667 euro). Poi ci sono due mutui a tasso fisso. Uno acceso il 20 aprile 2000 per un totale di 333 milioni 321 mila 611 euro (scadenza 31 dicembre 2014) con Unicredit, JP Morgan e Dexia. Un prestito ristrutturato il 9 dicembre 2004. L'altro è invece del 6 giugno 2001 per 41 milioni 487 mila 560 euro (scadenza 31 dicembre 2015). L'ultima operazione è stata una cartolarizzazione, datata 5 marzo 2003, per 1 miliardo 111 milioni 384 mila 442 euro (scadenza 7 marzo 2033) con Unicredit, Lehman Brothers, JP Morgan e Bnl. Un paio di settimane fa la governatrice del Lazio, Renata Polverini, avrebbe anche riunito i rappresentanti delle banche coinvolte per richiedere direttamente la restituzione dei costi occulti di queste operazioni: quasi 83 milioni di euro. La citazione in giudizio degli undici istituti di credito che hanno concorso come advisor e controparti alle operazioni in derivati è partita dall'analisi dei contratti, che avrebbe evidenziato alcune scelte indebite da parte delle banche. Innanzitutto la previsione di opzioni inammissibili (le cosiddette opzioni non «plain vanilla», quali ad esempio le opzioni digitali). Gli istituti avrebbero usato, a proprio esclusivo vantaggio, il meccanismo di rivalutazione delle quote di capitale al tasso di inflazione, che costituisce un plus che la Regione paga alla controparte bancaria rispetto al capitale che riceverà a scadenza. Poi è da considerare anche il complesso meccanismo degli swap di ammortamento con l'annesso Pledge and Security Agreement, vale a dire la costituzione di un portafoglio di garanzia dei crediti che la Regione vantava nei confronti della controparte swap, il cui beneficio per la Regione stessa era solo apparente, dato che nella sostanza il rischio di credito collegato al fallimento delle banche controparti risultava a carico dell'ente, mentre i proventi del portafoglio titoli a tutto vantaggio della banca. Tutto questo senza che in nessun caso le differenze negative derivanti dai contratti a carico della Regione fossero compensati dal riconoscimento, in favore dell'istituzione stessa, di un premio iniziale all'atto della sottoscrizione. Insomma, la relazione tecnica non lascia spazio a dubbi. Le banche denunciate da «Robin Hood» Polverini sono: Credito Italiano/Unicredit, da cui si dovrebbero recuperare, a conti fatti, 3 milioni 318 mila 660 euro, Merrill Lynch 11 milioni 239 mila 877 euro, Sbc/Ubs 29 milioni 020 mila 032, Citigroup 11 milioni 382 mila 408, Deutsche Bank 1 milione 540 mila 445 euro, JP Morgan 3 milioni 318 mila 660, Dexia 8 milioni 488 mila 465, Lehman Brothers 7 milioni 324 mila 977, Bnl 1 milione 311 mila 131, Depfa 3 milioni 166 mila 482 e, infine, Barclays 2 milioni 747 mila 944 euro. Anche l'opposizione vuole vederci chiaro. È stato soprattutto l'ex assessore della giunta Marrazzo, Claudio Mancini, a mettersi in moto: «Ho inviato una lettera al presidente Franco Fiorito, per chiedere una convocazione urgente della Commissione Bilancio in Consiglio regionale. Come componenti della Commissione abbiamo infatti il dovere di approfondire al più presto la questione relativa ai costi occulti a carico della Regione Lazio legati ad operazioni di finanziamento attraverso il sistema bancario. Perché venga fatta chiarezza e siano esattamente stabilite le voci di spesa, ho anche chiesto che, alla seduta straordinaria della Commissione, venga audito l'assessore competente, Stefano Cetica. La sua presenza servirebbe anche ad acquisire tutte le informazioni utili riguardo le azioni intraprese dalla Regione». Dal canto suo, la governatrice Polverini ha intenzione di andare fino in fondo e di recuperare ogni centesimo che le banche devono al Lazio.

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