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Ingiustizia è fatta Battisti resta in Brasile

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Cesare Battisti

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Ingiustizia è fatta. Ieri sera l'avvocatura ha presentato a Lula le motivazioni in base alle quali non può essere concessa l'estradizione al terrorista Cesare Battisti. Palazzo Chigi mette le mani avanti, non mandare il criminale in carcere in Italia sarebbe inaccettabile. Presa di posizione dura che apre un solco tra l'Italia e il Brasile. Questo non convincerà Lula che tra poche ore annuncerà ufficialmente la decisione. Ha detto che leggerà le carte, ma aveva già avvertito che si sarebbe attenuto alle indicazioni giuridiche. E queste sono arrivate. Così la decisione appare scontata. In parole povere Battisti, per i brasiliani, sarebbe un perseguitato e in Italia potrebbe essere vittima di vendette. La verità è che i rapporti tra Italia e Brasile adesso sono incrinati. Perché questo è uno schiaffo al nostro sistema. Inaccettabile, salvo per i soliti reduci comunisti come Ferraro e Cento che chiedono di rispettare la scelta di Lula. Ma quale rispetto? Qui non sono in discussione idee, storie personali e nemmeno ideologie. Cesare Battisti non pagherà per gli omicidi commessi. Inoltre ora è chiaro che il presidente brasiliano non ha mai avuto intenzione di scontentare l'ala radicale del suo Paese. Ha solo preso tempo giustificando tutto questo con presunte riflessioni giuridiche, ma ha ignorato il parere della Corte Suprema. La decisione era già presa. E ogni italiano non può che rimanere offeso e colpito dal sorriso beffardo di un assassino che resterà in Brasile. Si godrà la vita, la stessa che ha tolto ad altri, quelli sì innocenti. Girerà libero e si farà beffe della legge, della giustizia e dei parenti degli assassinati. Non è vittima di una congiura politica, non è un perseguitato. Non ha commesso reati ideologici: ha ucciso e rapinato. Insomma ha l'identikit del perfetto criminale. Le sentenze che lo riguardano sono state confermate in tutti i gradi di giudizio e a livello europeo è stato rigettato il suo ricorso. Battisti lo ricordiamo è responsabile di quattro omicidi. In due casi ha sparato direttamente, in uno ha fatto da palo e un quarto omicidio è stato da lui preparato. Un assassino dietro i simboli di una organizzazione terroristica comunista a cui aveva aderito in carcere dove era rinchiuso per rapina. Ci offendono le motivazioni della grazia, ci offende anche la difesa del suo avvocato che giura sul cambiamento del suo assistito. Così Lula è colpevole, se negherà l'estradizione, di aver dato credito più a un assassino che a un Paese amico.   La Farnesina ha fatto sapere che la questione non finisce qui. Ci saranno altri ricorsi. Alle azioni legali dovrà seguire una pressione politica più forte di quella del passato. La presa di posizione della Presidenza del Consiglio lascia ritenere proprio questo. Non sappiamo con quali conseguenze. Non è in discussione soltanto l'esecuzione di una sentenza legittima, ma la credibilità dell'Italia, delle sue istituzioni. Lula oggi lascia la presidenza. Ma nel peggiore dei modi. Graziando un assassino. È il suo ultimo atto, poteva lasciare la decisione al suo successore. Non l'ha fatto perché Roussef voleva rimandarlo in Italia. Lula oggi se ne va, non ne sentiremo la mancanza.

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