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Bomba di 60 miliardi pronta a esplodere

Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

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L'ultimo calcolo del valore dei derivati che galleggiano con il loro carico devastante nei bilanci degli enti locali, e dunque nelle tasche degli italiani, lo ha fatto la Banca d'Italia. Che, nella sua recente valutazione della situazione di quelli stipulati da privati e da enti pubblici italiani, ha evidenziato come, nel primo trimestre 2010, il valore di mercato (il cosiddetto mark-to-market) degli impegni assunti sia aumentato a 57,5 miliardi di euro, dai 47,9 dell'ultimo trimestre 2009. «In pratica, ciò significa che sono quasi 60 i miliardi che più di 42 mila operatori (tra imprese, Enti locali, famiglie e società finanziarie) dovrebbero versare nelle casse delle banche italiane (o in quelle estere che operano in Italia) nel caso in cui volessero estinguere anticipatamente (o fossero costrette a farlo dalla congiuntura economica) i contratti di swap (derivati) stipulati a copertura di rischi contro le variazioni dei tassi d'interesse (o di cambio)». Le conclusioni virgolettate non sono di economisti o di tecnici bancari specializzati ma sono tratte dalla rivista «Gnosis» edita dall'Aisi, l'Agenzia di informazioni e sicurezza interna, alias i servizi segreti. Già la questione «derivati» e le loro distorsioni hanno messo in allarme anche gli organi dello Stato preposti alla sicurezza nazionale. E questo perché sempre secondo la Banca d'Italia, nel primo trimestre 2010, le perdite per le amministrazioni pubbliche dalla stipula di contratti derivati sono aumentate (2,5 miliardi di euro +10% rispetto al 2009), e si sono maggiormente concentrate (da 470 amministrazioni pubbliche sottoscrittrici a 404). Numeri che sintetizzano un meccanismo a orologeria pronta a esplodere sulla stabilità dei conti pubblici. La diga eretta dal Tesoro con le ultime finanziarie potrebbe non sopportare un'onda d'urto generata da improvvisi default dei Comuni italiani. Un rischio enorme creato da prassi non sempre trasparenti. «L'ente locale - spiega la rivista degli 007 italiani - viene guidato nella sua scelta da consulenti non sempre indipendenti nelle loro valutazioni, i quali danno vita a transazioni spesso viziate da condizioni di disequilibrio tra gli interessi finanziari delle pubbliche amministrazioni e quelli delle banche di investimento proponenti i contratti». Uno squilibrio finanziario compensato però da un «ricavo» politico. Gli amministratori, firmando contratti voluminosi anche di 200-300 pagine, spesso zeppe di clausole criptiche all'utente dotato di normali conoscenze finanziarie, ottengono liquidità immediata, oppure rinviano scadenze di rimborso di mutui, in essere, sottoscritti da gestioni amministrative precedenti. Fin qui un comportamento umano, vista la precarietà dei bilanci locali per l'esiguità delle risorse. Ma, il virus dei derivati, ormai ben inserito nelle pieghe dei documenti contabili è una bomba a orologeria pronta a scoppiare in tutta la sua virulenza. «La vulnerabilità della situazione attuale è elevata: improvvisi default da parte degli enti sottoscrittori (causati da insolvenze o mancate consegne) potrebbero causare effetti negativi (in termini di problemi di liquidità o creditizi) e comportamenti di panico a catena, gravemente pregiudizievoli per la stabilità della finanza pubblica non solo locale, ma anche nazionale» spiega la rivista Gnosis. Un potenziale distruttivo che è pronto a essere sfruttato abilmente dalla speculazione internazionale che, non è un caso, ha preso di mira nell'area euro come sua prima vittima la Grecia, responsabile di avere utilizzato un contratto derivato per rifare il look ai conti pubblici e acquisire l'ok di Bruxelles per entrare nella moneta unica. Scenario da brivido perché, secondo il procuratore Alfredo Robledo (Pm nel processo di Milano contro quattro banche straniere, con le quali il Comune milanese ha sottoscritto derivati per trasformare il tasso fisso di un prestito da 1,8 miliardi in tasso variabile): «Il problema dei derivati in Italia è più grande di quello della Grecia». Nel magma della confusa contabilità locale la bolla è dunque pronta a esplodere. Secondo Robledo, infatti, la diffusione dei derivati è capillare. Riguarda comuni, province, regioni e piccoli enti che, in tempi diversi e con modalità diverse, dovranno affrontare le loro difficoltà di bilancio. Una sola certezza: a pagare saranno solo i cittadini.

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