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A scuola un banco di prova

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C'è un momento unico in cui un adulto capisce quanto siano importanti la scuola, l'università e la ricerca: è l'istante in cui i figli cominciano il loro percorso nel mondo dell'istruzione. Fino ad allora, la consapevolezza sul ruolo chiave della macchina che trasmette il sapere è appannata da altre cose appuntate sull'agenda della vita. Poi, improvvisamente, quel mondo si schiude e vedi le cose buone e quelle brutte che possono condizionare - in maniera decisiva - il futuro dei tuoi figli e i destini di un Paese. Osservate con un minimo di disincanto quanto accade in Italia: un sistema dei partiti in crisi, la confusione istituzionale al massimo livello (Quirinale compreso), l'establishment imprenditoriale disimpegnato dalla vita pubblica, il patto tra cittadini e Stato sempre più fragile e in alcune zone del Meridione già sfasciato, la crescita demografica in picchiata. Potrei aggiungere altri elementi, ma preferisco fermarmi qui. L'Italia è uno straordinario Paese che rischia grosso, come gran parte degli Stati europei. L'Occidente sta vivendo sul serio un suo spengleriano tramonto e le notizie che leggete in questi giorni, cari lettori, ne sono la prova. Chi racconta il declino solitario del nostro Paese, è un disonesto. La Francia è in fiamme per gli scioperi di chi non accetta necessarie riforme del welfare, la Spagna è in una crisi economico-finanziaria che non finisce mai, il Portogallo è in gravi difficoltà, la Grecia è in bilico tra fallimento e speranza, la Germania certifica con le parole di Angela Merkel "il fallimento del multiculturalismo", il Regno Unito governato da David Cameron ha lanciato tagli al bilancio per 95 miliardi di euro, la perdita di 490 mila posti pubblici entro il 2015 e l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni. Questo è il quadro reale, questo il mare in tempesta in cui naviga anche il bastimento che batte bandiera tricolore. Il nostro vero rischio non è quello di affondare oggi, ma domani, con le generazioni future. Le soluzioni alle emergenze si trovano sempre, specialmente in Italia, ma la sfida per il domani, quella è più difficile da vincere se non si trovano soluzioni di grande discontinuità e coraggio per la scuola e per la ricerca. Servono investimenti in capitale finanziario e umano senza precedenti. La combinazione della lesina e miopia politica con i fannulloni e gli ignoranti che si annidano nel mondo dell'istruzione è pericolosa. Questi possono rovinare i nostri figli. Gran parte della classe politica è ignorante. Nessuno racconta che milioni di persone rischiano di restare in un futuro non troppo lontano senza lavoro a causa dell'espansione dell'intelligenza artificiale. Nessuno racconta che la buona metà delle nozioni tecniche che si imparano in un corso di quattro anni al terzo anno non servono più, sono sorpassate dalla ricerca. Nessuno racconta che il 25 per cento della popolazione indiana con il più alto quoziente intellettivo è grande come gli Stati Uniti. Nessuno racconta che nel 2004 i dieci lavori della top ten nel 2010 non esistevano. Nessuno racconta che i social media stanno rivoluzionando i mercati e se consideriamo Facebook come un Paese virtuale (e lo è) allora abbiamo di fronte una popolazione online di 200 milioni di persone, cioè il quinto Stato del mondo, dopo Cina, India, Stati Uniti e Indonesia. Siamo impreparati ad affrontare la crescita esponenziale dell'innovazione tecnologica. La usiamo, ma non siamo padroni dei processi che innesca. Se non governiamo questo fenomeno, avremo di fronte crescente disoccupazione, problemi etici giganteschi e scontri sociali molto forti. Questa è una sfida che si vince solo con una scuola che ha visione del futuro. Con le basi eterne della cultura classica che si incrociano con la tecnologia, la ricerca, la voglia di studiare e affrontare la vita con coraggio.  

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