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E adesso Bocchino lancia il ribaltone

Italo Bocchino

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Tra Berlusconi e i finiani ormai le difficoltà sembrano essere sempre più insuperabili e così mentre Pdl e Lega stanno già scaldando i motori per essere pronti al voto, i fedelissimi del presidente della Camera, per voce del loro capogruppo Italo Bocchino, lanciano la contromossa: «A questo punto la partita per Berlusconi diventa veramente difficile. Se va alle urne rischia tutto e rischia molto, se sta fermo minacciando reazioni che non può fare rischia il logoramento nazionale e internazionale. L'unica strada che ha è appellarsi al Parlamento come gli ha consigliato Casini per varare un nuovo governo con un profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi». Un ulteriore tentativo per reagire all'ultimatum di Berlusconi (domenica aveva detto «sui 5 punti non si tratta, altrimenti andiamo a votare», ndr) che Bocchino, dal sito di Generazione Italia, è astutamente riuscito a far diventare un disperato tentativo di aiuto al leader del Pdl per permettergli di uscire in fretta dalla condizione di crisi che sta colpendo la maggioranza. Ma è lo stesso Bocchino a capire che la proposta non potrà che rimanere una delle tante sparate agostane ma approfitta dell'occasione per lanciare l'ennesimo guanto di sfida al Cavaliere: «Sappiamo che per Berlusconi questa strada è quasi impossibile da intraprendere perché dovrebbe sostituire la logica della monarchia aziendale con quella della democrazia repubblicana, condividere scelte con logiche politiche e dar vita a un esecutivo fatto di ministri politici che darebbero un'altra fisionomia al governo che oggi è semplicemente un "governo del Presidente". Sappiamo che questa ipotesi gli fa accapponare la pelle, ma è l'unica che ha per sopravvivere alla crisi implosiva che ha aperto da solo». Monarchia aziendale? Governo del Presidente? L'attacco è di certo tra i più duri mai messi a segno da quando i finiani hanno deciso di abbandonare il Pdl e, logicamente, la reazione del fronte berlusconiano non si è fatta attendere: «Qua non è in ballo né la monarchia aziendale né la democrazia repubblicana - ha commentato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - ma il mantenimento del patto fatto con gli elettori che nel 2008 votarono una precisa maggioranza della quale facevano parte anche i finiani di oggi. Questa ipotesi di una sorta di auto-ribaltone e di composizione e scomposizione di tutti gli schieramenti francamente sembra più un film che una seria ipotesi politica». Gli fa eco Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «Le avventurose geometrie e le stravaganti proposte di Bocchino partono da un errore di fondo, da una sorta di dimenticanza, o forse sarebbe il caso di dire da una vera e propria "rimozione": Bocchino dimentica che il premier Berlusconi ha vinto (anzi stravinto) le elezioni del 2008, e poi quelle del 2009, e poi quelle del 2010. Il resto sono solo chiacchiere, diversivi e fumisterie». Ma sono i diretti interessati, chiamati in causa da Bocchino, a rispedire al mittente l'invito. Il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli, non ne vuole sapere: «Noi siamo all'opposizione e lì rimarremo, ma lo faremo con uno spirito di impegno per il bene comune». Stessa posizione anche per Filippo Penati, capo della segreteria politica del leader del Pd: «Pier Luigi Bersani fa notare che le parole di Bocchino confermano che Berlusconi non è più in grado di governare». Poi, facendo riferimento ai «delusi del Pd» evocati da Bocchino, avverte: «Il Pd ha saputo essere unito nei momenti più difficili e ancor di più lo sarà di fronte alla fine del governo Berlusconi. Il nostro progetto è alternativo e nessuno di noi vuol rompere le righe, meno che mai fare da stampella a Berlusconi. Per Berlusconi si tratta di una sconfitta personale e di un modo distorto di interpretare il suo ruolo nelle istituzioni». La proposta-provocazione di Bocchino però riceve la più sonora battuta d'arresto proprio dall'Udc che ormai è ai ferri corti con la Lega. E infatti, di fronte alle bordate di Bossi e dei suoi che hanno escluso qualsiasi alleanza con Casini, l'Udc reagisce con violenza: «Gli insulti del leader del Carroccio dimostrano in modo chiaro quale errore è stato affidare il Paese in queste mani. I suoi alleati dovrebbero svegliarsi prima che sia troppo tardi. Noi abbiamo denunciato prima degli altri la strada che il Paese stava imboccando e che francamente gli italiani non si meritano».

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