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Tulliani, c'è la pista dei conti americani

Giancarlo Tulliani lava la Ferrari 458 a Montecarlo

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«Follow the yellow brick road», cantava la stella di Holliwood Judy Garland nel film il Mago di Oz. Seguite la strada di mattoni gialli. Chissà se l'ha mai ascoltata quella canzone, il giovane Giancarlo Tulliani. Lui e la sua famiglia di mattoni - anzi di mattoncini - se ne intendono almeno a giudicare dal piccolo tesoretto immobiliare messo su negli anni insieme al papà impiegato dell'Enel Sergio, alla mamma casalinga Francesca Frau e alla sorella Elisabetta. La strada dei mattoncini dei Tullianos, come ormai è stato ribattezzato il clan imparentato con il presidente della Camera, non porta solo verso Montecarlo ma si allunga dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti. I Tulliani amano l'America: Elisabetta ha dichiarato in più interviste di aver conosciuto Gianfranco Fini ad una festa organizzata dall'ex ambasciatore Usa a Roma, «un amico di vecchia data dei miei genitori». Così come ha ostentato in pubblico i rapporti con la comunità italoamericana. In particolare, ricorda Panorama nel numero di questa settimana, con Franck D. Stella, potentissimo fondatore della Niaf (la fondazione che rappresenta i nostri connazionali negli States) e grande amico dell'ex di Ely, Luciano Gaucci. Tanto che alla vigilia della battaglia per le presidenziali del 2000 fra George W. Bush e Al Gore, i Tulliani invitarono i coniugi repubblicani Stella a Viterbo per il match della Viterbese, squadra ai tempi lasciata dall'innamorato Gaucci nelle mani della fidanzata e del suo fratellino. In mezzo alla partita comparve a sorpresa sugli spalti dello stadio un gigantesco striscione con scritto «The italian people for Bush for president». E poi, dopo novanta minuti di sano calcio tricolore, via tutti a celebrare i due ospiti d'onore in trattoria da «Nando al pallone».   Le amicizie dei Tulliani con ambasciatori e lobby degli italoamericani a New York danno respiro internazionale al business dei mattoncini di Sergio, Francesca, Ely e Giancarlo. Non è infatti un caso che la Wind Rose International Real Estate, la società di famiglia fondata nel 2004 per entrare nel mercato degli immobili di prestigio, vantasse pubblicamente sul sito internet «contatti ad alto livello, sia politico che sociale, in Italia e nel mondo» e soprattutto avesse basato una delle sue sedi proprio negli Usa. Per la precisione a Long Island City, provincia di NY, nella suite 411 al 27/28 di Thompson Avenue. Così come non è un caso che tutte le società dei Tullianos siano state battezzate con nomi inglesi: oltre alla Wind Rose (rosa del vento), anche la Giant Entertainment e la Absolute Television Media. Un tocco «international», magari esibito dallo stesso Giancarlo come biglietto da visita per entrare nel giro giusto di Montecarlo, che riporta i Tullianos sulla pista americana. Folgorato dal più ruspante Gaucci sulla via di New York, negli ultimi anni il clan di Elisabetta ha del resto potuto coltivare le relazioni intercontinentali sfruttando le conoscenze istituzionali del nuovo e assai più blasonato fidanzato di Ely. Il presidente della Camera, nonché ex ministro degli Esteri, ha incontrato proprio di recente l'attuale presidente del Niaf, Joseph Del Raso, con cui si è intrattenuto a cena lo scorso 9 giugno in un ristorante di via Veneto di fronte all'ambasciata. Del giovane Tulliani, intanto, in questi giorni non c'è traccia. Dopo lo scatto all'autolavaggio con la fidanzata griffata e la Ferrari insaponata sembra sparito nel nulla. E c'è già chi scommette che per evitare i paparazzi e soprattutto stare alla larga dal cognato imbufalito, Giancarlo sia volato negli amati Stati Uniti magari per bussare alla porta di Frank Stella il giorno di Ferragosto e chiedere asilo: «Do you remenber the striscion of Viterbese?».  

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