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Un'altra Granata

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Scaricato da tutti. Anche dagli stessi finiani i quali ieri, per non dire apertamente che Fabio Granata deve imparare l'arte del silenzio, hanno cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche invitando tutti ad abbassare i toni dello scontro. Ma il deputato del Pdl non sembra avere alcuna intenzione di tacere. Anzi, ieri ha rilanciato il suo ragionamento su ipotetiche collusioni tra la mafia e pezzi dello Stato prendendosela con il sottosegretario agli Interni – e suo ex collega di partito in An – Alfredo Mantovano. Accusandolo di non aver concesso il regime di protezione al pentito Gaspare Spatuzza. Insomma un altro attacco. E per giunta a un uomo vicino a Gianfranco Fini. Per questo tutto il Pdl ieri ha chiesto al presidente della Camera di intervenire ufficialmente. Primo fra tutti proprio Mantovano: «Le dichiarazioni di Granata sono di una gravità assoluta. Non devo ricordare a nessuno la mia storia personale. Io, da esponente del governo ma soprattutto da componente della Camera dei Deputati chiedo al presidente della Camera Gianfranco Fini che, in avvio della prossima seduta che lui presiederà, dica qualcosa sul punto». Duro anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «È necessario che Fini e quelli che hanno intenti costruttivi nel suo gruppo prendano nettamente le distanze da Granata ma credo anche che sia il tempo che, salvo ripensamenti drastici dell'ultima ora, Granata si vada a fare un giro fuori dal nostro ambiente». L'ex leader di An per il momento tace ma a chi ha parlato con lui ha ricordato di aver già dato un giudizio negativo alle parole di Granata lunedì scorso alla manifestazione a Palermo in ricordo dell'omicidio del giudice Paolo Borsellino. «Cosa vuol dire che all'interno dello Stato c'è chi ostacola le indagini su via D'Amelio?» aveva detto abbastanza sorpreso il presidente della Camera. «Qualche volta – aveva aggiunto – rileggiamo Sciascia che è stato tanto stimato e considerato e poi abbastanza in fretta dimenticato sui professionisti dell'antimafia». Insomma una presa di distanza dalle accuse lanciate da Fabio Granata. Ma il caso del deputato «ribelle», spiegano i finiani, rischia di diventare un pretesto per attaccare l'area legata al presidente della Camera. Per questo ieri tutti hanno chiesto di chiudere le polemiche. Perfino uno dei più «accesi» contestatori come Italo Bocchino ha avuto parole concilianti: «Bisogna abbassare i toni. Sia Mantovano sia Granata sono due persone che hanno lavorato sempre per la legalità. Sarebbe un errore continuare con le polemiche». Sullo stessa linea anche Pasquale Viespoli e Silvano Moffa: «Una classe dirigente è all'altezza della sfida storica rappresentata dalla costruzione del Pdl se, e in quanto, soprattutto in questa fase, è capace di liberare il percorso di rilancio del partito e del governo dalle mine e dalle granate. Farle semplicemente esplodere è comunque autolesionistico». Parole che non sembrano essere arrivate all'orecchio di Fabio Granata che ieri ha invece continuato a infiammare la polemica. facendo la vittima: «È chiaro che si tratta di attacchi strumentali contro di me, il vero obiettivo è Fini», ha ribattuto intervistato al Tg3.

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