Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Tremonti congela i salari I magistrati non ci stanno

Anno giudiziario, la protesta dei magistrati

  • a
  • a
  • a

 I magistrati scelgono la strada più plateale per protestare contro il congelamento degli stipendi previsto nella manovra finanziaria. Uno sciopero generale e coordinato per rispondere a quelli che vengono definiti «tagli iniqui» alle retribuzioni. Il pacchetto di interventi messi in campo dall'esecutivo per fare fronte alla crisi ha avuto, dunque, l'effetto di convogliare il malcontento delle toghe verso la forma più evidente di dissenso. Il Comitato di Coordinamento fra le Magistrature già lunedì scorso con l'Associazione nazionale magistrati aveva annunciato l'intenzione di incrociare le braccia per «la mancanza di spazi di mediazione» nei rapporti col governo. E, dopo l'incontro di ieri a Palazzo Chigi con il sottosegretario Gianni Letta, ha confermato la sua scelta di mettere in atto «una comune iniziativa di astensione dal lavoro» ribadendo «l'assoluta contrarietà alle misure eccessivamente penalizzanti per i magistrati contenute nel decreto legge che, invece, non incide su alcuna delle fonti di spreco delle risorse del settore più volte segnalate».   La Giunta dell'Anm si è riunita per definire tempi e forme della protesta da proporre nell'incontro di domani del Comitato direttivo centrale. Ma fin da subito ha ribadito che «i magistrati sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal Governo sono ingiustamente punitive per loro confronti e per il settore pubblico. È inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia». Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, è intervenuto in modo drastico affermando: «Lo sciopero proclamato dall'Anm conferma che ci troviamo di fronte ad una associazione che fa politica in modo continuo e organico». Il suo collega Luigi Vitali ha ricordato che «tutti devono fare sacrifici e che che quelli richiesti ai magistrati riguardano redditi superiori ai 150 mila euro annui». Il leghista Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia, ha detto: «Considero triste che la magistratura italiana, che vede i propri emolumenti al vertice dell'Unione Europea, scenda addirittura in sciopero perché non accetta di partecipare ai sacrifici che vengono richiesti a tutti». Cosimo Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, associazione attiva nel Consiglio superiore della magistratura, ha esultato: «Finalmente l'Anm si è svegliata iniziando a fare sindacato». Per il sindacato delle toghe la manovra «incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l'intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l'indipendenza e l'autonomia della magistratura». Ma non solo: «I tagli del governo incidono in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani, che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Ciò significa allontanare i giovani dalla magistratura; colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale». Un esempio dello squilibrio: un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150 mila euro subirà un taglio di tremila euro lordi l'anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40mila euro subirà tagli complessivi per circa diecimila euro lordi l'anno (circa il 25%).  

Dai blog