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Doppie poltrone da segare

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In principio fu la Finanziaria europea. Poi è diventata a chiare lettere la «manovra dei sacrifici». E in quel momento Tremonti annunciava agli italiani: «Taglio del 5% degli stipendi dei parlamentari? È solo l'aperitivo». Sembra passato un secolo. Eppure la manovra finanziaria è stata annunciata pochi giorni fa e i proclami della politica erano all'insegna del tagliare tutto, risparmiare tutti. Ahimè, alla luce di quanto sta facendo il Parlamento purtroppo siamo agli annunci. Mentre attraverso l'uso delle addizionali comunali e regionali la pressione fiscale è certamente destinata ad aumentare, altrettanto palesemente la sforbiciata annunciata sui costi della politica non sarà quella che si sperava. Conosciamo bene le resistenze del palazzo, fatta la legge si trova sempre un codicillo che, solo per carità di patria, non vogliamo chiamare inganno. Un ultimo episodio ci pare esemplare: mentre il governo chiede giustamente di fare in fretta la manovra, il Parlamento cincischia su una decisione che non ha bisogno nemmeno di essere discussa. Ci riferiamo alla ormai insostenibile vicenda dei doppi e tripli incarichi dei parlamentari che si traducono in doppie e triple indennità, rimborsi e prebende di ogni specie e sottospecie. La giunta delle elezioni ha rinviato ancora una volta la decisione sui plurincaricati. Siedono in Parlamento, ogni tanto fanno la loro comparsata in consiglio regionale o provinciale e non sentono il minimo bisogno di abbandonare almeno una delle cadreghe pubbliche che occupano. Non è una questione di incompatibilità di tipo giuridico, ma di buon senso, buon gusto e rispetto del cittadino al quale oggi si chiedono sacrifici. Per favore, mollate almeno una poltrona.

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