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Fini a Silvio: non mi piace l'inno del Pdl

Fotomontaggio con Gianfranco Fini e il cantante Mariano Apicella

E non molla Bocchino: "È sotto tiro"

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Stop and go. Ferma e riparti. Gianfranco Fini va in tv a Ballarò e ripete i temi e i concetti che sta dicendo da giorni. Ma la novità sono i toni. Il presidente della Camera riscopre quel sottofondo di astio nei confronti di Silvio Berlusconi. E lo disvela in maniera chiara su una battuta apparentemente di secondo piano, quando il conduttore Floris gli domanda se gli piace l'inno del Pdl Meno male che Silvio c'è: «Non mi piace, non perché ci sia Silvio, ma perché in una fase post-ideologica non c'è bisogno di inni. Non ci sono più ortodossie ed eresie, siamo nel 2010. Questo non significa autorizzare il sospetto o l'illazione diffamatoria che si lavori contro il governo».   Ed è ormai chiaro che Fini riporta, anche se a tratti, lo scontro con Berlusconi sul piano personale. Il copione delle prossime settimane sembra questo: piccole incursioni e successive rassicurazioni, pizzichi e carezze, rappresaglie ma senza mai rischiare di mettere in pericolo il governo. Per esempio, nell'intervista con Floris, Fini aggiunge: «Sono convinto che una leadership forte e carismatica non sia negativa per il Paese, ma il rapporto diretto deve in qualche modo essere mediato da un partito». Quindi rimarca: «È giusto che facciano anche autocritica, come ha detto Napolitano, ma per me i magistrati sono un baluardo di legalità, e il Pdl deve con tutta la sua politica dimostrare che il centrodestra è garante della legalità». E lo fa soprattutto dopo che nel pomeriggio ha incontrato l'intero vertice dell'Anm guidata dal segretario Luca Palamara. Si prepara ad agguati sulla prossima riforma della giustizia? Di sicuro il cofondatore del Pdl ci tiene a sottolineare: «Le elezioni anticipate sarebbero il fallimento di questa maggioranza. Anzi, questi tre anni di legislatura devono essere utilizzati per fare le riforme di cui si parla in maniera intermittente».   «Le riforme vanno fatte - aggiunge - cercando ampie intese in Parlamento. Perché - spiega - fare le riforme non significa imporre il volere della maggioranza sull'opposizione ma cercare la massima convergenza. Questo è un buon motivo per mandare avanti la legislatura». Quindi torna a prendersela con la stampa e in particolare con la stampa vicina al centrodestra: «Dissentire ed essere bollati di eresia ideologica ed estremismo comunista è tipico di una certa stampa che ha una concezione muscolare del bipolarismo. Quelli che io ho definito perennemente arrabbiati, sempre con la bava alla bocca, sempre pronti a sentenziare». Fa sapere di non aver fatto alcuna retromarcia. E ripete: «Le parole di Calderoli inducono alla serenità, ma il federalismo non lo possiamo fare a occhi chiusi, ad ogni costo. Lo possiamo fare se è compatibile con l'interesse nazionale. Il federalismo fiscale è una grande opportunità specie per il Sud, ma sappiamo che sarà un risparmio a regime ma un costo in partenza, quindi chiedo di discutere sulle modalità di attuazione dei decreti, tenendo come stella polare la coesione nazionale». Infine la considerazione che lo soddisfa di più e che sarebbe il suo miglior risultato ottenuto in questi giorni: il dibattito. «C'è un Pdl che discute, un fatto largamente positivo» ripete Fini. Che aggiunge: «Il dibattito si è aperto nel Pdl dopo la direzione, quando in diretta tv tutti hanno preso atto che c'è un piccola componente, ma politicamente significativa, che non ha votato il documento finale perché ha espresso delle motivate ragioni di dissenso in ordine alla questione del Pdl, la coesione nazionale, il federalismo, la legalità, come garantire il pieno rispetto del programma».   Ma non è finita qui. Domenica dalla Annunziata, ieri sera da Floris, oggi da Vespa: Gianfranco Fini va in tv per quella che può considerarsi una vera e propria controffensiva. Spiega ai suoi, agli elettori del Pdl innanzitutto, ma anche agli italiani tutti, che cosa sta facendo e che cosa ha intenzione di fare. Perché? La segreteria del presidente della Camera è stata presa d'assalto in questi giorni. Migliaia di mail, anche se sul Secolo ne sono state pubblicate meno di cento. Telefonate e persino fax. E anche sondaggi. Quelli che ha in mano Silvio Berlusconi dicono che è chiaro che la gran parte degli elettori del Pdl non ha capito perché Fini alzi la voce. Ed è facile immaginare che questo sia il quadro che è anche all'attenzione dello staff del cofondatore del Pdl. E che ha suggerito di andare di persona in tv a spiegare e spiegarsi.  

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