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Grillo si piglia i soldi

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Beppe Grillo durante un comizio in piazza Maggiore a Bologna

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E ora? Che fa? Che fa Beppe Grillo? Se li piglia o no questi maledetti soldi pubblici? E già il comico genovese accederà al finanziamento pubblico ai partiti. Ad essere preciso al bottino dei rimborsi elettorali visto che oggi in Italia, per effetto di uno dei soliti referendum votati e disattesi, i partiti ricevono soldi dallo Stato in virtù dei voti che ottengono. Stando a un conto elaborato da Libero, il movimento di Grillo che si chiama Cinque Stelle dovrebbe ottenere circa 1,7 milioni per la prossima legislatura (circa 340mila euro all'anno). E ora che fa? Riscuote l'assegno o lo restituisce? La domanda è più che lecita visto Grillo non è la prima volta che si contraddice. Fece una campagna spietata contro gli spot pubblicitari e poi ne fece uno per una nota marca di yogurt. Più recentemente si è battuto contro quelle che chiamava leggi ad personam, ma poi ha aderito al condono fiscale fatto dal passato governo Berlusconi. Sui rimborsi elettorali va detto che è sempre stato piuttosto ambiguo. Beppe, per esempio, ha condotto campagne molto aggressive contro il finanziamento pubblico all'editoria. Battaglia che fu l'asse centrale del V-day seconda versione. Ma proprio sui fondi ai partiti o ai movimenti il leader del movimento anti-casta è sempre stato piuttosto vago. A tratti ambiguo. Non altrettanto i suoi. Anche i grillini dell'Emilia Romagna, dove hanno ottenuto una clamorosa affermazione, hanno cominciato ad arrampicarsi sugli specchi. «Quello che percepirò - ha detto l'ex candidato governatore Favia - andrà in un rendiconto preciso: i consiglieri regionali avranno uno stipendio dignitoso, ma non quello d'oro previsto dalla Regione. Io sono un co.co.pro del popolo italiano: firmerò una lettera di dimissioni in bianco e ogni sei mesi renderò conto al network che rappresento». Prima del voto avevano usato parole più nette come quelle pronunciate il 24 marzo, una settimana fa. «I rimborsi elettorali? Sono una truffa verso i cittadini - spiegò il candidato presidente in Lombardia Vito Claudio Crimi -, un calderone spartito come una torta dai partiti». Da qui l'idea di rinunciare a riscuoterli o di distribuirli fra i cittadini perché «devono tornare alla collettività», ha aggiunto alla prima conferenza stampa nazionale con tutti i candidati presidenti: oltre a Crimi il candidato del Veneto David Borrelli, della Campania Roberto Fico e del Piemonte Davide Bono e appunto dell'Emilia Romagna Giovanni Favia. E adesso che fanno?  

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