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Mezzogiorno granaio del Cav

Stefano Caldoro

Vendola trionfa in Puglia

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Napoli è il simbolo più splendente di una svolta andata oltre le più rosee aspettative. Pdl oltre il 34%, Pd giù fino al 22. Nel feudo elettorale di Antonio Bassolino, appena due-tre anni fa, un risultato del genere era assolutamente inimmaginabile. Ma, scorrendo i dati che il Viminale ha trasmesso al termine della lunga notte elettorale, il voto della città partenopea si è rivelato perfettamente in linea con quello di un intero sud che ha chiesto e ottenuto di voltare pagina. Il centrodestra conquista due regioni, Calabria e Campania. Il centrosinistra mantiene il «laboratorio» Puglia e la piccola Basilicata. Ma sono risultati che, è inutile negarlo, hanno un peso specifico e un'importanza completamente diversa. E non solo perché Campania e Calabria sono tra le regioni in assoluto più popolose chiamate alle urne in questa tornata elettorale. In Campania Berlusconi si era fin dall'inizio del suo governo esposto in prima persona. C'era da porre rimedio allo scempio dei rifiuti per strada, e il Cav lo aveva messo talmente in alto nella sua agenda da fissare nel capoluogo partenopeo il suo primo consiglio dei ministri e tornarci più volte nel corso di questi due anni a Palazzo Chigi. C'era da scardinare quella che, nelle ultime elezioni, era diventata una novella roccaforte rossa, agli ordini del padre padrone Antonio Bassolino. Ma è proprio sul crollo dell'immagine pubblica di Bassolino che si è prodotta la svolta della regione verso il centrodestra. Le indagini che hanno coinvolto l'ex governatore, l'incapacità, anche nel ruolo di commissario del Governo, di trovare una soluzione alla grana rifiuti sono stati tra i fattori principali che hanno prodotto il desiderio di cambiamento delle cinque province campane. Quando Bassolino ha toccato il livello minimo di credibilità, il Pd gli ha voltato le spalle, illudendosi di poter fare a meno del suo immenso serbatoio di voti. Così non è stato. Da ieri la poltrona più importante di Palazzo Santa Lucia non appartiene più al centrosinistra, che vi ha regnato per 15 anni. Vi si siederà Stefano Caldoro, l'uomo scelto dal Pdl per sostituire Cosentino dopo che quest'ultimo era stato coinvolto in un'indagine per presunti rapporti con la camorra. Una decisione presa non senza polemiche, ma anche dall'altra parte della barricata i rapporti tra le correnti non erano affatto basati sulla cordialità. Alla fine l'uomo designato dal Pd era stato Vincenza De Luca, sindaco «sceriffo» di Salerno, l'uomo che poteva attrarre anche i voti moderati del centrodestra e che da quartant'anni era l'avversario politico di Antonio Bassolino. Anche per questo l'elezione di Caldoro, benché prevista dai sondaggi, era attesa con preoccupazione dai vertici Pdl. Per la prima volta dopo anni, in una campagna elettorale entrambi i candidati si erano schierati contro il governatore uscente. Ma l'effetto De Luca non è bastato. Il candidato Pd si è fermato intorno al 43.3% a livello regionale, due punti percentuali più giù nella provincia di Napoli. Caldoro è volato quasi al 54. Ricordando il 61 a 34 che cinque anni fa Bassolino inflisse a Bocchino, sembra davvero passato un secolo. Certo, in parte l'effetto De Luca si è fatto sentire, con il candidato del centrosinistra che ha conquistato 4 punti percentuali in più rispetto alla somma delle liste che lo sostenevano. Ma questo è un dato che non fa che rendere più pesante il distacco tra le due coalizioni, che è superiore al 18%. In una regione a forte connotazione centrista, però, decisiva per il centrodestra si è rivelata l'alleanza con l'Udc, capace di raccogliere quasi il 9.01% dei voti. Il dato che accomuna Campania e Calabria al resto d'Italia è quello del calo dell'affluenza, con una diminuizione dei votanti che in entrambe le regioni si attesta intorno al 5%. Sembrava dovesse favorire il centrosinistra, ma è avvenuto il contrario. Basti guardare a quanto successo proprio in Calabria. Loiero, nel 2005, era stato eletto con il 59% dei voti. Ieri si è fermato esattamente a poco più della metà, 31.37. Le dichiarazioni che ha rilasciato mentre scorrevano i primi dati sono quasi il simbolo di un partito, il Pd, che non riesce più a sintonizzarsi con la sua gente: «È una sconfitta netta, ma non riesco a capirne il perché - ha detto ai giornalisti - abbiamo avuto contrasti interni molto forti, ma non basta a giustificare quanto è successo. La gente calabrese ha percepito qualcosa che a noi è sfuggito». I contrasti a cui l'ormai ex governatore si riferisce sono quelli tra il Pd e l'Idv andati separati alle elezioni. Ma anche sommando i suoi consensi all'10.12% ottenuto dal dipietrista Callipo, il trionfatore Scopelliti, al 58.5%, resta lontanissimo. Ed è proprio Giuseppe Scopelliti a manifestare tra i primi la gioia per il trionfo del Pdl: «I calabresi hanno fatto una scelta molto chiara - ha detto il neogovernatore - bocciando una pessima gestione e dando fiducia a un'alternativa di governo. Non mi aspettavo un'affermazione di queste dimensioni, in Calabria il centrodestra non ha mai vinto con proporzioni così grandi». Il centrosinistra, oltre all'importante successo in Puglia, prova a consolarsi con la conferma della Basilicata, dove Vito De Filippo è stato rieletto con percentuali «bulgare» - 61.18% - solo di poco inferiori a quelle di cinque anni fa. Anche se, a differenza di allora, stavolta il centrosinistra poteva godere dell'appoggio dell'Udc, capace di arrivare al 7.7%. «L'alleanza con il partito di Casini - ha detto De Filippo - è un laboratorio importante non solo per questa regione ma per tutto il Paese».

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