Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

"Fini chi?", in sala gli ex An imbarazzati

Esplora:
Gianfranco Fini

  • a
  • a
  • a

Se ne sta impalato Benedetto Della Vedova: «La verità è che nei giornali, nel Pdl, tutti lasciano correre qualunque cosa fa o dice Silvio Berlusconi. Anche quella ricostruzione dei fatti sulla presentazione delle liste di ieri (mercoledì, ndr). A Gianfranco Fini, invece, nessuno sconto. Non presentano le liste, lui dice che il Pdl non va e gli danno del traditore. Ma che deve fare?» Punto. Ma basta ricordargli la sfilza delle ultime prese di posizione di Fini: dal decreto per salvare la sua candidata Renata Polverini che era «il male minore» alla decisione di non andare in piazza fino a «è meglio che non parlo» del Pdl, e anche il finiano doc resta in silenzio. E si licenzia così: «Un giorno scriverò un libro. Anonimo».   Ecco, quello che si avverte alla Camera come una nebbia da diradare è l'imbarazzo dei finiani. Silenzio, giustificazioni vaghe. Uno dalle idee chiare come Adolfo Urso spiega così la situazione: «Per quanto riguarda Gianfranco Fini, che è uno dei leader e cofondatori del Pdl, i rapporti con Silvio Berlusconi sono buoni come necessariamente deve essere e credo che miglioreranno ulteriormente anche sulla base dell'impegno che tutti noi stiamo mettendo in campagna elettorale e nell'azione di governo. Non ci sono dubbi. Finalmente arriva la primavera». Sembra Forlani. O un De Mita in una delle sue migliori performance. Eppure l'imbarazzo dovrebbe essere tutto nel campo berlusconiano. Silvio s'è seduto attorno a un tavolo per uscire dal guazzabuglio che è il caso Roma e s'è ritrovato Vincenzo Piso, ex Terza posizione, che è il coordinatore del Pdl nel Lazio, il suo proconsole. S'è ritrovato a buttarsi nella campagna elettorale a sostegno di Renata Polverini, la candidata che non voleva, la candidata di Gianfry. E che viene dal mondo opposto al suo: sindacalista, pacata, romana, sobria. Una che non mette una gonna manco se la pagano, figurarsi il tubino con poco trucco. Veste preferibilmente di nero. E ancora. Fa asse con Gianni Alemanno, quel simpatico «rompiballe» di Alemanno. Quello che in consiglio dei ministri, l'altra volta, gli faceva le pulci su tutto: la Finanziaria, i fondi alla Chiesa, la giustizia. Mentre Berlusconi parla all'Hotel Hilton entra in sala La Russa e Silvio non lo degna di uno sguardo. Arriva Alemanno e lui dal palco chiede l'applauso «al nostro grande sindaco». Barbara Saltamartini, la dark lady della destra romana, se ne sta in prima fila (e dove altrimenti): «Fini? Non so. Sto pensando ai pullman per la manifestazione. Scusi sa, non mi occupo di alta politica. Ora pensiamo solo a prendere voti».   Poco più in là c'è Francesco Biava che stringe mani, parte in sala «Meno male che Silvio c'è». Che ne pensa di Fini? «Chi? Scusi, c'è la musica troppo forte, non sentooooo. Cosa ha chiesto? Il Pdl? Finalmente si sta amalgamando, sta nascendo il vero partito unitario, la classe dirigente si sta fondendo». Già, ma il Pdl a Roma è soprattutto An. I calcoli sulla lista esclusa dovevano portare a 16 eletti, undici in quota An e cinque in quota Forza Italia: qui il 70-30 è rovesciato. Destra non finiana. Berlusconi parla e si porta sui fianchi le mani, in fondo alla sala due commentano: «Ahò, sembra proprio lui». E lui non è Gianfranco, ma Benito. La battuta più soft che gira è: «Fini non ci fa, ci è». In sala non ci sono finiani doc tipo Italo Bocchino o Flavia Perina: sono tutti alla Camera a votare. C'è solo il fresco sottosegretario Andrea Augello, lui deve esserci: è il coordinatore della campagna della Polverini. Tutti su di giri, citano la Ghisleri, la sondaggista del Cav: c'è un solo punto di differenza. Fabio Rampelli, altro ex An e big supporter di Renata, scappa via mentre diluvia. Alza il cappuccio e da lì sotto si sentono solo poche parole: «Vinciamo. La lista del Pdl valeva 300mila voti di preferenza di candidati, almeno la metà riusciremo a dirottarla. Poi c'è il voto di opinione molto forte. Ce la faremo. Fini? Ora vinciamo, dopo si vedrà». Gianfranco, intanto, lancia la proposta di assegnare a Internet il premio Nobel per la pace. Lui continua a occuparsi di alta politica.  

Dai blog