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Berlusconi: "Il partito sono io"

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Silvio Berlusconi sul megascreen durante il suo intervento telefonico al convegno di Rete Italia, a Riccione

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I punti fissi sono pochi. Uno è che che ce l'ha con il Pdl. E questo lo si è capito fin troppo chiaramente e pubblicamente. Silvio Berlusconi non è uno che le manda a dire. Altro punto fissato sulla carta nautica della politica è che ora si pensa alle Regionali. Il messaggio è chiaro: ventre a terra fino a marzo, dopo si vedrà. Ecco, il dopo. Che dopo sarà? Quel che ormai è chiaro è che il Cavaliere un'idea netta non ce l'ha. Anche perché quando in mente ha un percorso stabilito lo dice tutto d'un fiato. Non è in grado di rateizzarlo, pure quando gli converrebbe. Per esempio il giorno del predellino annunciò che si faceva un nuovo partito, disse che si sarebbe chiamato Pdl e fece capire anche senza giri di parole che Fini era meglio che aderisse. E anche negli ultimi mesi l'unico al quale aveva pensato guardando alla fine della legislatura era Guido Bertolaso: «Potrebbe fare il presidente del Consiglio», s'è lasciato scappare un giorno. Ora gli è venuto meno anche quel punto di riferimento, chi gli resta? Alfano? Troppo siciliano. Frattini? Ancora troppo debole. Intanto Guido è fuori gioco. Sul partito sa ancora meno. Cioé, è deluso da Denis Verdini. Punto. Ma come sostituirlo? Toglierlo e lasciare come coordinatori Sandro Bondi e La Russa? Macché, Silvio sa benissimo che dopo le Regionali Fini vuole la staffetta e ci vuole mettere Italo Bocchino, uno fin troppo scaltro e certamente non molto più finiano di La Russa. E allora che fare? Un coordinatore unico? E chi? Berlusconi vorrebbe un bel ricambio generazionale, facendo crescere un po' di quarantenni. Ma ce n'è uno, che non sia già al governo, in grado di prendere in mano il partito? No, al momento no. Per questo ai vertici del Pdl quasi tutti, ma nessuno lo ammetterebbe pubblicamente, pensano che tutto sommato è meglio aspettare il voto. Poi si aprono le urne, si vince in tante Regioni, Berlusconi sarà felice e tutto finirà nel dimenticatoio. E sbagliano. Perché sottovalutano la distanza che ormai esiste tra loro e tutto il gruppo dirigente del partito. Basta parlare con il premier delle liste, soprattutto dei listini. Chi l'ha fatto in quel di Arcore l'ha trovato infuriato: «Ma possibile che appena segnalo un nome da mettere in lista succede un finimondo? C'è quello che mette la segretaria, quello che piazza il portaborse. Se io conosco uno che è bravo e merita mi ritrovo subito il nome sui giornali e la rivolta». Il nome a cui sta pensando è quello di Giorgio Puricelli, ex massaggiatore del Milan e personale del Cavaliere, inserito nel listino della Lombardia. Ha sempre meno possibilità di andarci Nicole Minetti, igienista dentale con qualche comparsata in trasmissioni tv, finita anche sulla stampa inglese. «Ma che vogliono? - si lamenta il Cavaliere - Alla fine il partito l'ho fatto io, io ci ho messo i soldi e lo finanzio, io mi sbatto per tutta Italia a prendere i voti e la gente vota me. Io mi ammazzo e non posso neanche fare un nome?». Con una deputata si è lasciato andare: «Mi viene voglia di andarmene ad Antigua e tornare il giorno dopo le elezioni. Glielo direi: sapete che c'è di nuovo? Che ora i voti li andate a prendere voi!». Difficile dargli torto. Chi c'ha provato s'è ritrovato la faccia incattivita del Cavaliere. Confessa un senatore molto vicino a Silvio: «D'altro canto è lui che ogni volta ci mette la faccia. Ed è anche lui che si piglia le statuine in faccia. Non sta togliendo diritti a nessuno perché comunque consente a tutti di correre nelle liste normali. Sta semplicemente chiedendo qualche posto nei listini. Sembra assurdo pure che lui debba chiedere».   Insomma, il clima non è dei migliori. E le voci che si moltiplicano in queste ore fanno tremare i polsi a molti. Si parla di nuovi arresti. Una retata a Milano. Si parla di un nuovo pentito che sta parlando a Napoli e sta sputando nuovo fango su un big del Pdl. E poi c'è Roma, con l'inchiesta sul G8 che ha coinvolto proprio Bertolaso e Verdini. Nel Pdl chi ha letto le carte ne ha tratto l'impressione che quello emerso è solo un punto di partenza. E comunque chi ha parlato con Berlusconi lo ha raccontato tranquillo e sereno in attesa di nuovi sviluppi giudiziari. D'altro canto è sempre successo in tutte le campagne elettorali. Possibile che non accada anche ora?  

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