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Prodi mette in crisi i Democratici

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NelPd quella che sarà molto difficile evitare le primarie. In tutti che l'ipotesi di andare a votare il 28 e 29 marzo insieme alla Regionali non è più così certa come pareva qualche giorno fa. E a Bologna, alle prese con la successione del sindaco dimissionario Flavio Delbono cresce, inevitabilmente, la confusione. A parole tutti vogliono andare alle urne, ma entrambi gli schieramenti sono in oggettiva difficoltà: il Pd non ha, di fatto, un candidato da proporre e una parte della base ha messo sotto processo i vertici locali, il Pdl sta rincorrendo l'Udc (non senza qualche malumore) perché sa di non essere autosufficiente. Il leghista Manes Bernardini frena, dicendo che «il ministro emanerà il decreto se ci saranno le garanzie per tutti», definendo poco probabile il voto a marzo. E al ministero, secondo "l'emissario" del Pd, il senatore ed ex sindaco Walter Vitali, c'è un «silenzio sospetto». Il coordinatore regionale Pdl Filippo Berselli si è detto certo di un accordo con l'Udc fin dal primo turno. Il partito di Casini ha detto però di non aver gradito il metodo di scelta del candidato, che è stato deciso a Roma. Il diretto interessato, l'ex direttore del Resto del Carlino Giancarlo Mazzuca si è perfino detto disponibile a fare un passo indietro se il suo nome impedisse un accordo con l'Udc. «Un accordo si farà - ha assicurato Berselli - e mi auguro che si faccia sul nome di Mazzuca». Nel Pd stanno per partire le consultazioni a largo raggio, circa 300 persone fra dirigenti, presidenti di circolo, personalità: una convergenza unanime permetterebbe di evitare le primarie ma al momento pare piuttosto difficile. Rimangono in campo Maurizio Cevenini, presidente del Consiglio comunale che gode di ampia popolarità (ha incassato anche il sostegno di Gianni Morandi) e Duccio Campagnoli, assessore regionale alle Attività produttive, che ha dietro di sé l'imponente macchina della Cgil di cui è stato segretario. Nessuno dei due è, però, il candidato «ufficiale» del Pd e sembrano in calo le quotazioni di Luciano Sita, big del potente mondo della cooperazione, sul quale sembrava che si potessero concentrare le simpatie di un gruppo dirigente che per un breve periodo ha sperato che Prodi scendesse in campo e togliesse le castagne dal fuoco. Incassato il no del Professore, i vertici bolognesi del Pd sono adesso consapevoli che in caso di primarie per un candidato ufficiale sarebbe difficile mettersi contro la Cgil e la grandissima capacità di consenso personale che tutti riconoscono a Cevenini. E certo non sarebbe buona cosa ricevere una bocciatura come è successo in Puglia. Intanto la direzione provinciale del Pd, alla quale ha partecipato Bersani, ha di fatto "commissariato" il segretario provinciale De Maria, mettendolo alla guida di un «comitato politico» (del quale farà parte il segretario regionale) che gestirà il partito fino alle elezioni. Solo la parola definitiva del Governo sulla data del voto sbloccherà però una situazione destinata a rimanere in stallo, almeno fino a giovedì. La giunta, intanto, con un prelievo dal fondo di riserva, ha stanziato i fondi, circa 1,6 milioni, necessari allo svolgimento delle elezioni a fine marzo.

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