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«Il progetto del sindaco Alemanno per l'introduzione del quoziente familiare è condivisibile anche perché attua finalmente le norme dedicate alla famiglia nella Costituzione

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Lasua idea anticipa quanto sarà possibile con l'avvio del federalismo fiscale» spiega a Il Tempo, il professor Luca Antonini, presidente della Commissione tecnica per l'attuazione del federalismo fiscale. La Costituzione è rimasta lettera morta? «La nostra Carta è all'avanguardia per quanto riguarda la tutela della famiglia. Ci sono ben tre articoli sul tema. Purtroppo sono rimasti abbastanza inattuati. Cito il caso delle agevolazioni alle famiglia numerose espressamente previste». Non c'è traccia nella legislazione? «Il sistema a livello statale si è mosso poco. Un esempio è l'addizionale regionale Irpef che non è modulabile secondo il carico familiare. Con il paradosso che un single paga oggi la stessa imposta di una famiglia numerosa» Non c'è speranza? «Tutto questo cambia con la legge delega per il federalismo fiscale che menziona tra i suoi principi ispiratori proprio il favore alla famiglia». Un esempio? «Ogni Regione potrà riconoscere il carico dei figli nel fissare le imposte. Un po' sulla scorta del modello spagnolo. Nella Regione di Madrid ad esempio alla detrazione statale se ne aggiunge una regionale che arriva fino a 400 euro a figlio». La vera rivoluzione fiscale sarà quella determinata dal federalismo? «Sicuramente ci sarà una ricaduta a livello locale. Le agevolazioni fiscali previste potranno essere utilizzate anche a favore delle famiglie». Alemanno è in fondo un anticipatore di quello che accadrà. Ci può parlare dei tempi di attuazione? «Roma così come tutti i Comuni italiani avranno poteri più forti in termini fiscali al più tardi dal maggio del 2011. Entro quella data il nuovo sistema deve essere a regime. La commissione che presiedo deve presentare le simulazioni entro giugno di quest'anno». Pensa che il quoziente familiare potrà mai passare a livello statale?. «Attualmente il vero limite alla sua applicazione è il costo stimato attorno ai 10 miliardi di euro. Oggi è una massa di risorse molto alto. Ma uno degli effetti del federalismo fiscale è la razionalizzazione della spesa. La maggiore trasparenza e l'aumento della responsabilità di chi spende porterà economie che potranno rifinanziare i servizi alle famiglie». Tremonti vuole la riforma del fisco. Da cosa partirà? «L'obiettivo sarà rendere più sopportabile la pressione fiscale. Tante imposte oggi hanno un costo burocratico che resta addossato al contribuente. Alcune potrebbero diventare solo telematiche come l'imposta di registro». E per le imprese? «Penso sia importante introdurre un principio di correlazione. Un nesso tra le imposte e il beneficio che si ottiene in servizi e di infrastrutture. L'Irap oggi è pagata dalle imprese per la sanità. Non c'è correlazione tra quello che si dà e quanto si riceve. Ci sono formule più moderne che Tremonti ha già descritto nel suo libro bianco». Va aumentata la tassazione delle rendite finanziarie? «Più che la rendita va tassata la speculazione. E le ricchezze irragionevoli ad esempio legate a bonus e stock option». L'evasione è destinata a restare una piaga del sistema italiano? «La semplificazione delle aliquote può essere un buon deterrente per contrastarla. Un'altra strada è il coinvolgimento dei Comuni. Gli enti locali sono vicini a dove si genera l'evasione. Se gli consentiamo di tenere una fetta importante di quanto recuperano saranno incentivati a scoprire i furbi».

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