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Anche il Papa benedice il confronto

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seguedalla prima Nicola Imberti E in molti hanno pensato a padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che in mattinata aveva riferito di una «telefonata cordiale» tra il Pontefice e il Capo dello Stato venerdì sera. Una telefonata che, tra l'altro, faceva seguito all'incontro tra Napolitano e il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone durante il concerto di Natale al Senato lo scorso 20 dicembre. Certo, Benedetto XVI e il Capo dello Stato avranno sicuramente parlato dell'aggressione al Pontefice e si saranno scambiati gli auguri, ma non è escluso che si siano scambiati anche considerazioni sul momento non semplice che il nostro Paese sta attraversando. Considerazioni che, forse, il Santo Padre ha esplicitato ieri mattina durante l'Angelus. Il Papa ha ricordato la figura di Santo Stefano, primo martire cristiano, che «come il suo Maestro, muore perdonando i proprio persecutori e ci fa comprendere come l'ingresso del Figlio di Dio nel mondo dia origine ad una nuova civiltà, la civiltà dell'amore che non si arrende di fronte al male e alla violenza e abbatte le barriere tra gli uomini rendendoli fratelli nella grande famiglia dei figli di Dio». Ma Stefano, ha proseguito, è anche «il primo diacono della Chiesa» che si fa «servo dei poveri». Ed è presentando la sua figura «come modello» che la Chiesa indica «nell'accoglienza e nell'amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene». Quindi, dopo i saluti in lingua francese, inglese, spagnola, tedesca e polacca, si è rivolto ai «pellegrini di lingua italiana» augurandosi che «la sosta di questi giorni presso il presepio per ammirare Maria e Giuseppe accanto al Bambino, possa suscitare in tutti un rinnovato impegno di amore vicendevole e di reciproca comprensione, affinché all'interno delle famiglie e dell'intera Nazione si viva quel clima di intesa e di comunione che tanto giova al bene comune». Insomma anche il Pontefice benedice il clima di confronto che sembra essersi creato dopo l'aggressione al premier in piazza Duomo e, nonostante i soliti distinguo di Antonio Di Pietro, dal governo e dall'opposizione arrivano segnali incoraggianti. «L'auspicio all'Italia da parte del Papa per "quel clima di intesa e di comunione che tanto giova al bene comune" - commenta il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - deve rappresentare uno stimolo e un impegno alla responsabilità di cui il Paese ha bisogno. La politica accolga con spirito di serietà questo alto appello che viene dal Papa facendo ripartire con convinzione il tema delle riforme condivise». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del Pd e vicepresidente della Camera Rosy Bindi: «L'augurio del Santo Padre è un incoraggiamento rivolto a tutti e in particolare a coloro che hanno responsabilità politiche e di governo. Per primi siamo infatti chiamati a perseguire il bene comune che richiede un impegno costante, all'insegna della verità, del rigore morale e della trasparenza. Il Paese ha bisogno di cambiamenti profondi, di riforme sociali e istituzioni per rafforzare la democrazia e la coesione sociale, colmare vecchie e nuove ingiustizie, restituire fiducia nel futuro. Noi faremo responsabilmente la nostra parte, nell'interesse di tutti e mai di pochi».

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