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Nuovo duello fra Gianfranco Fini e Lega Nord; e ancora una volta è il tema dell'immigrazione a dividere il presidente della Camera dal partito di Umberto Bossi.

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Iltutto dopo aver incassato sul delicato argomento il pieno sostengo di Pier Ferdinando Casini (il leader dell'Udc indicato come tessitore della tela centrista che vedrebbe proprio nel presidente di Montecitorio uno dei possibili protagonisti) e da Giuseppe Pisanu (senatore del Pdl e ex ministro dell'Interno). L'occasione per il nuovo scontro nella maggioranza la offre un dibattito organizzato dalla comunità "Capodarco" di don Vinicio Albanese (da sempre oppositore delle linee tenute dal centrodestra su temi quali droga e immigrazione) dal titolo piuttosto eloquente: "Accoglienza, integrazione e diritto di cittadinanza; un cammino possibile". Fini si compiace del fatto che altri nel Pdl la pensino come lui: «Mi fa piacere sentire il compagno Pisanu», dice scherzoso. La verità, aggiunge, è che il tema deve essere posto «al centro del dibattito politico» per consentire a tutti di essere «pienamente integrati». Inevitabile poi un riferimento alle polemiche fra il Carroccio e l'arcivescovo di Milano, cardinal Dionigi Tettamanzi. Il co-fondatore del Pdl si affida a una battuta: «È bello che si difendano il crocifisso e il presepe, ma se si guarda il presepe si vede che è pieno di extracomunitari». Parole che danno il "la" a Casini che ricorda come anche Gesù fosse un «forestiero» e a Pisanu che, ironico, aggiunge: «Ha dovuto persino chiedere asilo politico». Certo, entrambi usano altri toni per replicare alla Lega (il primo parla di «insulti vergognosi»; il secondo di «attacco rozzo»), ma anche il presidente della Camera, pur definendo «amici» gli alleati del Carroccio, è altrettanto netto nel dire che il partito di Bossi parte da una «premessa sbagliata» sull'immigrazione. Dall'idea cioè che essa sia «temporanea», limitata cioè alle necessità dell'economia che ha bisogno di mano d'opera straniera. Un «ritardo culturale», sottolinea, di chi pensa che agli immigrati si debbano riconoscere molti doveri e pochi diritti. Allo stesso modo, prosegue Fini, è una «sciocchezza» pensare che il voto agli immigrati sarebbe unicamente un vantaggio per la sinistra. Da qui il monito sulla giustizia: sarebbe «veramente inammissibile» escludere i reati di immigrazione dal processo breve visto che attualmente è un crimine punibile con una «ammenda o poco piu». Diverso sarebbe, precisa, se le nuove norme non si applicassero ai «delitti» in materia che prevedono reati «infami» come la messa in schiavitù.

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