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Fini-Bersani, asse sulle riforme

Pier Luigi Bersani

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MILANO - Riforme, giustizia, dialogo. È un Gianfranco Fini a tutto campo quello che presenta il suo libro «Il futuro delle libertà» a Milano, alla sede del Corriere della Sera. «Bisogna affrontare il tema delle riforme e mi chiedo: è sbagliato dire se sono condivise meglio?», si domanda il presidente della Camera. «La bozza Violante - ha poi spiegato Fini ricordando la proposta avanzata la scorsa legislatura per la riforma del Parlamento - potrebbe essere votata all'unanimità alla Camera e al Senato e in poche settimane diventare legge dello Stato». Fini ha poi ribadito come ci si trovi oggi all'interno di «un bipolarismo muscolare nel quale anche una proposta di legge fatta insieme a un deputato del centrosinistra e da uno del centrodestra diventa uno scandalo, un complotto e un inciucio. Dobbiamo rimanere all'interno invece di valori condivisi che possono essere anche votati assieme, valori che si possono riassumere in un patriottismo costituzionale». «Se ci sono proposte coincidenti e valori condivisi - ha insistito - è meglio che si facciano riforme tutti assieme. Ricordo che il centrodestra fece una riforma costituzionale a maggioranza nell'altra legislatura che poi, a mio parere sbagliando, fu però bocciata dal corpo elettorale in un referendum». Fini ha anche sottolineato come «la necessità di rafforzare contemporaneamente i poteri dell'esecutivo e la centralità del Parlamento». Poi si è entrati nel merito delle questioni di più scottante attualità. E si è raccomandato di non confondere le norme sul processo breve e la riforma della giustizia. Poiché la riduzione dei tempi di durata dei procedimenti, ha ribadito Fini, è «un intervento che io credo sia giusto per garantire tempi certi ai processi». Quindi, è il suo ragionamento, «evitiamo di fare confusione». «La riforma della giustizia - ha dichiarato - è la riforma della Costituzione nella parte che riguarda il sistema giudiziario». Più avanti ha parlato dell'ipotesi di cui si sta discutendo da alcune setimane, ovvero della reintroduzione dell'immunità parlamentare: «Quando si parla di ripristinare una vecchia prerogativa che la Costituzione riconosceva ai parlamentari non si parla di riforma della giustizia. È un altro intervento più o meno opportuno. Ritengo che discuterne non sia motivo di scandalo, i deputati europei godono non di un'immunità, ma di una prerogativa che i nostri deputati nazionali non hanno più». Si è parlato anche di etica pubblica, uno dei temi già affrontati nel libro, e Fini ha evidenziato la necessità, da parte del ceto politico, di contrastare i luoghi comuni. Ad esempio «è necessario evitare che ritornino copertine come quelle del Der Spiegel con gli spaghetti e la pistola. Quando decidiamo le candidature evitiamo di candidare chi è indagato, anche se dobbiamo considerarlo certamente innocente fino a prova contraria. È un problema di opportunità e di etica pubblica». Il presidente della Camera, pur non citando mai Nicola Cosentino, ha toccato il tema delle sue dimissioni da sottosegretario: «È un problema interno al governo e attiene alla coscienza delle persone e alla responsabilità dell'esecutivo». Fini ha toccato anche le sue e molte delle sue esternazioni degli ultimi tempi sono state bollage come eretiche o come delle «sorprese» da parte di osservatori dell'area del centrodestra. «A dire che mi sono divertito a vestire i panni dell'eretico, francamente non ci sto - ha detto il presidente della Camera -: non c'è nulla di molto diverso nel libro, da quanto non abbia detto al congresso del Pdl». «Sono un pò meravigliato di tante sorprese e critiche - ha aggunto -: è vero che la memoria è corta, ma chi mi aveva ascoltato un'idea doveva averla». Subito dopo aver finito di parlare è arrivata l'apertura di Pier Luigi Bersani: «Sulla bozza Violante, il presidente Fini ha detto parole sagge. Confermo che, a partire da quel testo, noi siamo pronti a discutere di riforme costituzionali, iniziando dal superamento del bicameralismo perfetto, dalla riduzione del numero dei parlamentari e dal rafforzamento dei poteri di governo e parlamento. Posso aggiungere - spiega il segretario Pd - che una simile iniziativa sarebbe coerente con il percorso delle normative sul federalismo fiscale, alle quali abbiamo contribuito, e a un possibile confronto sul codice delle autonomie».

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