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Il Pd si ritrova la camorra in lista

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Un omicidio di camorra nelle strade di Napoli

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NAPOLI - «La camorra sta tentando di infiltrarsi nel Partito democratico». Enrico Morando, commissario provinciale del Pd a Napoli, se ne accorge solo ora. Ora che nelle liste di coloro che voteranno per le primarie sono spuntati i nomi di un killer latitante e della nuora di un capoclan. Ora che il caso è scoppiato sono costretti ad occuparsene, commissariando la sede di Castellammare di Stabia ed inviando l'elenco dei tesserati in Questura. Anche perché il giallo dei boss iscritti al Pd si incrocia con il sangue di un consigliere comunale dello stesso partito, Luigi Tommasino, ammazzato in pieno giorno in mezzo ad una strada centrale di Castellammare sotto gli occhi del figlio tredicenne.   Accadeva il 3 febbraio scorso. Allora il Pd scese in piazza con il sindaco di Castellammare di Stabia, Antonio Vozza, in prima fila. Chiedevano al ministero di inviare una commissione d'accesso al Comune, per fare chiarezza. Chiedevano agli inquirenti di scovare killer e mandanti. E gli inquirenti hanno risposto a tempo di record. Ad ottobre scattano le manette ai polsi per due giovani legati al clan D'Alessandro, la cosca che ha il dominio degli affari illeciti nell'area stabiese e che da anni ha allungato le mani sugli appalti pubblici. In appena 24 ore i due arrestati confessano, si pentono e fanno il nome degli altri due componenti del commando che uccise Tommasino. Manca però un tassello per mettere la parola fine al giallo dell'omicidio del consigliere Pd: il movente. Gli esecutori non ne sanno granché, hanno eseguito un ordine. Ma le intercettazioni convincono gli investigatori che Tommasino sia stato punito per non aver versato nelle casse dei D'Alessandro la somma di trentamila euro, frutto di una tangente per la quale il consigliere pd avrebbe fatto da collettore ed intermediario. È una versione che non convince il fratello della vittima, Giovanni Tommasino, medico e anche lui consigliere comunale del Pd. Ed infatti la procura antimafia continua a scavare nella prevista privatizzazione delle Terme di Stabia, un affare milionario sul quale il clan D'Alessandro aveva puntato gli occhi. Un affare gestito dal Comune a guida Pd. Ma questa incredibile storia non finisce qui.   Le sorprese sono ancora molte. Succede infatti che il giovane pentito viene messo a soggiornare sotto scorta in un albergo in provincia di Brindisi. Catello Romano annoda due lenzuola, si cala dal balcone e scompare nel nulla. Nelle stesse ore qualcuno si accorge che una persona con quel nome e la stessa data di nascita è tra gli iscritti della sezione del Pd di Castellammare. Un killer nel partito. Quando scoppia la bufera spuntano nel partito una serie di persone che giurano: «Io l'avevo detto». Ma il killer non era solo. Nelle liste degli iscritti figura anche Carolina Mosca, moglie di Pasquale D'Alessandro, uno dei figli del capoclan. A questo punto Morando manda un commissario per fare chiarezza sulle tessere a Castellammare. Di ieri la notizia che gli elenchi sono all'attenzione della polizia: stanno incrociando i dati anagrafici degli iscritti con quelli dei pregiudicati.

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