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Sei milioni di fedeli per il "santo di tutti"

San Giovanni Rotondo, Foggia

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Un libro ha messo in discussione la sua santità, un altro l'ha difesa mentre qualcuno ha visto nell'ostensione del suo corpo soltanto un'operazione di marketing. Dal 24 aprile 2008 ad oggi, con improbabili dibattiti a distanza tra voci favorevoli e contrarie, quello che rimarrà è solo il silenzio dei sei milioni di pellegrini che hanno pazientemente atteso il loro turno per poter rendere omaggio a San Pio da Pietrelcina. Tanti sono stati i fedeli giunti, in poco più di un anno, nella cripta del convento di Santa Maria delle Grazie. Oggi, ultimo giorno di ostensione delle spoglie del Santo, la teca verrà oscurata con pannelli realizzati dall'artista georgiano Goudji almeno fino al 2010 quando, secondo quanto affermato da Papa Benedetto XVI, le spoglie potranno di nuovo essere meta di pellegrinaggio. Le celebrazioni si chiuderanno con le messe solenni presiedute dal nuovo arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo Michele Castoro e dal cardinale Angelo Comastri e l'omaggio della cantante Amy Stewart accompagnata da un'orchestra di 35 elementi diretta da Catello Milo sul sagrato della basilica. Numericamente le presenze sono state le stesse degli anni precedenti o poche di più, segno evidente che per i fedeli non esiste quell'idea di marketing, di macchina da soldi, che tanti avevano temuto. Una presenza di pellegrini che conferma semplicemente la forte devozione per Padre Pio, tanto da rendere San Giovanni Rotondo il terzo luogo di culto cristiano più visitato al mondo, come afferma la World Tourism Organization, preceduto soltanto dal santuario della Madonna di Guadalupe in Messico e quello di Lourdes. Ma la fede non è fatta di numeri. Per i pellegrini poco contano le polemiche sul mancato trasferimento delle spoglie di Padre Pio nella nuova chiesa dell'architetto Renzo Piano (sembra soltanto rimandata) o gli attacchi alla sua figura nel libro «Miracoli e politica nell'Italia del Novecento» di Sergio Luzzatto e ancor meno sapere con quante persone erano in fila davanti alla teca di vetro. Ognuno di loro porta la sua storia, il suo bisogno di un conforto spirituale o semplicemente la voglia di salutare una figura il cui messaggio, per chi crede, supera il limite temporale della morte. Nell'omelia che aprì l'anno di ostensione, il cardinale José Saraiva Martins ha definito Padre Pio «santo della gente». Una vita in povertà quella di Francesco Forgiane nato il 25 maggio del 1887 a Pietrelcina ordinato sacerdote nel 1910 col nome di Padre Pio. A 31 anni, nel 1918, la comparsa delle stimmate e l'inizio dei pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo fino alla costruzione, con le somme ricevute in dono, dell'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza grazie all'esonero dal voto di povertà, nel 1953, concessogli da Papa Pio XII. Padre Pio muore il 23 settembre del 1968 e il 16 giugno del 2002 viene proclamato Santo da Giovanni Paolo II. Nel quarantennio della sua morte la decisione, non poco controversa, di riesumare il corpo e proclamare l'anno di ostensione. «Non cerchiamo clamore», affermò nella stessa occasione l'allora arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Domenico Umberto D'Ambrosio. Quello stesso clamore che è stato invece di tutti eccetto che dei fedeli. Forse perché, come ha scritto pochi giorni fa sul Corriere della Sera Claudio Magris, richiamando il bisogno di un ritorno alla laicità di Bobbio «viviamo in una temperie culturale assai poco laica, funestata dai fondamentalisti religiosi come da quelli aggressivamente atei, entrambi capaci di ragionare sono con le viscere e con slogan orecchiati».

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