Don Michele «chiagne e fotte»

Lostudio, mascherato da conferenza stampa, era improvvisato. Gli ospiti e le comparse no. Il palinsesto prevedeva il contradditorio con il direttore di Rai Due, Massimo Liofredi. Lui ha cercato educatamente di spiegare quanto pluralista fosse «ospitare» (mai l'avesse detto, ospitare. E subito l'altro: «E che siamo, rifugiati?») nella rete che dirige una trasmissione di cui non condivide quasi nulla. L'ha preso a male parole, Santo(ro) Subito, ribadendo la sua personale visione che l'ospite che non ti aggrada, fosse anche il tuo direttore, si tratta sempre allo stesso modo: massacrandolo. Lo raggiungiamo Liofredi ha qualcosa da aggiungere: «Sì, è come se m'avessero invitaTo a una trasmissione a cui fai il: tutti contro uno. E tu chiedi: ma che ho fatto di male? Ho detto che ti mando in onda anche se non mi piace il tuo modo di fare le trasmissioni. Ti ho messo nelle condizioni di lavorare. Ti ho fornito il top delle dotazioni. Ho firmato tutti i contratti, tranne quello di Travaglio su cui pende il rischio di una megamulta dell'AgCom. E ti comporti in questo modo?». Non saremmo voluti essere nei panni di Liofredi, già scrutando le facce del pubblico. Il pubblico, ecco la sorpresa di ieri. Nell'isola televisiva di Santorini non ci sono le veline ma le Santorine, la loro antitesi non intellettuale (gli piacerebbe) ma antropologica (non gli piace, ma è così, sorry). Dicesi santorina: giornalista sui 40 fornita di tutte le rughe che spuntano a chi ogni giorno lotta per salvare il mondo, la democrazia e l'Italia. La santorina è sciatta perché porta su di sé i segni della sofferenza per un mondo che non va e non vota come vuole lei. Quando parla Santo(ro) Subito, la santorina è rapita dall'estasi della Rivelazione e annuisce seriosa, partecipa alla Verità rivelata, sa che in quel momento ogni parola che esce dalla bocca del Conduttòr Conducatòr può fare la storia. La santorina vuole vittime con cui pasteggiare al sabba del giornalismo, e Santo(ro) Subito gliel'ha già offerte in anteprima.