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Quando ha ricevuto la notizia stava facendo un giro per gli stand della fiera tessile

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Dalsuo staff gli danno la comunicazione della morte di Mike Bongiorno. La prima reazione è di incredulità. «Speriamo non sia vero», dice il premier. Pochi minuti ed arriva la conferma. I giornalisti si avvicinano subito per avere un commento a caldo. Berlusconi è visivamente provato, scioccato, dispiaciuto. «L'ho sentito una settimana fa al telefono e gli avevo fatto i complimenti, negli spot tv l'avevo visto in forma spettacolare. Mamma mia, non mi capacito...». Chi era con lui racconta che il refrain di Berlusconi in quegli attimi è stato solo uno: «È un grande dolore», a testimoniare il profondo legame che c'era tra i due. Tren'anni di amicizia, trent'anni di avventure professionali, trent'anni di confidenze. L'uno con l'altro, l'altro con l'uno. Un sodalizio cominciato il 9 ottobre 1977, quando in un ristorante milanese Berlusconi e Mike si incontrarono la prima volta. «Mi parlò subito della sua Telemilano - raccontava il presentatore in un'intervista del 2002 - e capii subito che aveva un'idea vincente. Ma io lavoravo in Rai». La svolta avvenne poi nel 1980, Mike passa alla concorrenza: «E pensare che in Rai mi dissero: "come fai a fidarti di quel palazzinaro"?». Da allora il rapporto tra il papà della tv italiana e l'allora imprenditore milanese è stato un crescendo. Non solo perché Mike è diventato negli anni il vero e unico testimonial dell'impero mediatico di Berlusconi. Ma soprattutto perché i due hanno condiviso momenti importanti, tappe delle rispettive vite segnate dalla loro amicizia. C'erano anche tante passioni comuni: non ultima quella per il calcio, per il Milan. E poi le famiglie, i figli cresciuti negli stessi ambienti, gli amici comuni. La stima tra i due non è mai venuta meno. Nemmeno quando, negli ultimi mesi, Mike aveva espresso la sua rabbia per il non rinnovo contrattuale da parte di Mediaset. Specificando però che era colpa di PierSilvio «troppo giovane per sapere cosa ho fatto insieme a suo padre per 30 anni». Berlusconi si era rammaricato. Inizialmente aveva preferito restarne fuori. Ma alla fine non ha resistito e ha telefonato al vecchio amico. Con l'epilogo della cena tra i due ad Arcore a maggio scorso, in pieno caos Noemi-Veronica. «Silvio Berlusconi e io mangiavamo il minestrone nella sua villa di Arcore. Noi due soli nella grande sala vuota. Lui era stanchissimo. Davanti a quel minestrone, cucchiaiata dopo cucchiaiata, diceva: “Sono teso, dormo pochissimo, quattro ore per notte. Mi attaccano da tutte le parti”. E io pensavo: “Ma guarda un po', sono qui con l'uomo più potente d'Italia, il più acclamato, una cena che tutti m'invidieranno, e mi viene una gran tristezza. Quest'uomo mi sembra così solo!», racconta Mike in un'intervista subito dopo la cena con il premier. Era l'amico a parlare, quel vecchio confidente con il quale Berlusconi più volte si è trovato a rivelare i suoi progetti e le sue paure, e che era riuscito a intravedere lo stress, il dolore la solitudine di uomo attaccato sul fronte privato. Tutta la famiglia Berlusconi ricorda ora il re del quiz, l'alleato di una vita. Anche Pier Silvio, protagonista dei recenti attriti che hanno spinto il conduttore dal biscione a Sky: «Con lui se ne va un pezzo della mia stroia personale», dice il vice presidente Mediaset esprimendo un grande sentimento e profonda gratitudine. Il Cavaliere piange l'amico perso «un grande protagonista della storia della tv italiana. Era il mio portafortuna», racconta il capo del governo, che ha un solo rammarico: «Mi spiace perché aveva un grande sogno, diventare senatore».

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