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G8 di L'Aquila: un grande successo tutto veramente italiano

G8 dell'Aquila

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Un mese dopo. Giusto l'8 luglio iniziava il G8. Un G8 di successi. L'accordo sul clima seppur con alcune riserve. Quelle di Cina e India. Il rilancio del Doha round fermo da otto anni e che dovrebbe spingere verso la liberalizzazione dei mercati. La cooperazione per la lotta ai paradisi fiscali. Il fondo per l'Africa. E l'ok al Lecce Framework, la cornice di regole promossa dalla presidenza italiana per sviluppare «standard e principi comuni» dell'economia e della finanza mondiale, improntati «sull'appropriatezza, l'integrità e la trasparenza».   Ma è anche il G8 di L'Aquila. Una città devastata appena tre mesi prima dal terremoto e che nel giro di tre settimane si prapara a ricevere i grandi del mondo. Coppito, un luogo di cui si ignorava pure l'esistenza ad appena quattro chilometri dal capoluogo abruzzese, diventa il sito che ospita gli uomini più importanti del pianeta. Una caserma per sottufficiali viene attrezzata per essere i luogo dove i presidenti del pianeta decidono. Una parte di loro viene invitata ad andare a visitare i luoghi del dolore. Angela Merkel a Onna, il paesino raso al suolo. Poi Obama. Quindi Medvedev. Una sfilata nelle strade dove appena qualche giorno prima gli aquilani le percorrevano scappando dalle scosse e dalle pietre che cadevano. Un mese dopo sulla scrivania di Berlusconi continuano ad arrivare lettere di ringraziamento e di congratulazioni. Ieri il premier ha letto quella di Gordon Brown. Il G8 di L'Aquila è stato un successo. un successo nei contenuti del vertice, un successo nella location, un successo per la città, un successo nell'organizzazione. Un successo anche per Berlusconi che così ha potuto rilanciare la sua immagina. Soprattutto all'estero visto che era stata offuscata dalle notizie su escort e Noemi varie. Un successo dell'Italia, che ha dimostrato di saper organizzare un vertice. Anzi, due, visto che anche i luoghi della Maddalena erano pronti. Quel vertice c'è chi l'ha vissuto dal vivo e in prima persona. È Livio Anticoli, fotografo di Palazzo Chigi, che ha seguito tutte le fasi. Le ha seguite dietro le quinte e attraverso l'obiettivo della sua macchina. Delle sue foto ne è stata pubblicata solo una piccola parte, in larga parte si tratta di inediti. Che Il Tempo intende riproporre ai sui lettori in queste due pagine. Anche per ricordare un momento di cui l'Italia, al di là delle divisoni politiche, al di là di che cosa si pensa e per quale partito si vota, deve andare orgogliosa. Perché si è trattato di un successo italiano. Autenticamente italiano. Solamente italiano.

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