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Crisi, la ripresa è già partita

Silvio Berlusconi

"Nessuno ha fatto tanto in 14 mesi"

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La lunga notte dell'economia italiana sta per finire. Ad annunciare l'arrivo del primo raggio di sole è stata ieri l'Ocse, mai tenera sullo stato di salute del sistema produttivo del Paese. E ieri il presidente Berlusconi, tracciando il consuntivo dei primi 14 mesi dell'attività di governo, ha attaccato la Rai: «Non può censurarmi». I due paesi sono stati, infatti, gli unici a registrare, a giugno rispetto allo stesso mese del 2008, una crescita del valore statistico che anticipa le fasi di espansione e di recessione delle economie dei paesi più ricchi del pianeta. Un segnale insomma che Roma e Parigi, rispetto ad altre economie, hanno già imboccato la strada della crescita. Anzi secondo gli economisti parigini l'Italia è anche più avanti rispetto all'altro partner europeo. Il superindice per l'Italia è, infatti, salito di 4,8 punti su base annua a 103,3 punti, contro i 2,7 punti di crescita che lo hanno portati in Francia a 101,6 punti. Ma a prescindere dai numeri quello che importa è che a dirla con le parole dell'organizzazione economica, Italia e in Francia sono «gli unici due Paesi tra le principali economie dell'area Ocse che stanno già dando segnali di ripresa». E il giudizio ha un valore ancora più grande se si tiene conto del fatto che proprio sull'Ocse si sono appuntate, nei mesi scorsi, le critiche al veleno di esponenti del governo italiano che avevano bollato i tecnici e gli economisti dello Chateau de La Muette di Parigi fra i profeti di sventura o corvi che non facevano altro che lanciare messaggi negativi al mercato con i propri report sull'economia mondiale. Non così questa volta. Le previsioni sono state salutate con una reazione di soddisfazione da parte del premier Silvio Berlusconi: «L'Italia è la prima in Europa per segni di ripresa» e questa, ha sottolineato «è una buona notizia che va nella direzione della fiducia che, io insisto, bisogna avere per uscire presto dalla crisi». E a ben guardare il giudizio Ocse ha avuto anche l'effetto di rendere meno devastanti i numeri del secondo trimestre dell'economia italiana resi noti dall'Istat. L'Istituto centrale di statistica con un tempismo perfetto ha infatti spiegato che il Pil italiano (secondo la stima preliminare) si è contratto dello 0,5% nel secondo trimestre dell'anno (rispetto ai primi tre mesi del 2009). Ed è sprofondato del 6% su base annua. Si tratta del quinto calo consecutivo su base trimestrale e tendenziale ed è il peggior dato almeno dall'inizio della serie storica nel 1980. Il dato acquisito per il Pil 2009 è pari a un non certo esaltante -5,1%. Nel secondo trimestre 2009, invece, il calo è comunque migliore del -2,7% congiunturale che si era verificato nel primo trimestre. Un dato che può essere letto anche in chiave positiva perché testimonia che la discesa è rallentata. Uno scenario di ottimismo nel quale i sindacati Cgil Cisl Uil e Ugl sono tornati a insistere per un nuovo piano anticrisi che sostenga i redditi. Mentre Confindustria ha ribadito la necessità di premere l'acceleratore sulle riforme, le sole che possano garantire un aggancio alla ripresa che verrà.

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