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Pdl, Berlusconi studia il modello Lega Al via il radicamento sul territorio

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Espiega: «Adesso si apre una nuova fase nella quale il partito deve avere un cervello per elaborare progetti, analisi, proposte programmatiche, per gestire alleanze politiche e dotarsi di una struttura articolata sul territorio, di parlamentari, consiglieri regionali e comunali, dirigenti del partito, che deve parlare con la gente e tenere contatti con la società civile. È ciò che la Lega - osserva Cicchitto - sta facendo al Nord e noi, che siamo con essa insieme buoni alleati e concorrenti, dobbiamo avere anche l'umiltà di imitarla e di emularla, evidentemente con la nostra classe dirigente, le nostre posizioni e il nostro linguaggio». Insomma, si cambia. Il Pdl sarà una cosa diversa. Avrà anche un vertice diverso. Anche se qualche giorno fa lo stesso Berlusconi ha tenuto a spiegare che non ci saranno cambiamenti. Aggiungendo due parole: «Nell'immediato». Tradotto, vuol dire che l'estate sarà tranquilla. Dopo si metterà da parte l'era del triumvirato. Il che non significa sia una bocciatura per Bondi, Verdini e La Russa. Piuttosto si lavora a una struttura diversa, forse un coordinatore unico. Chi? Certamente non Claudio Scajola, che definisce «voci da ombrellone» e «ipotesi fantasiose» le indiscrezioni secondo cui potrebbe tornare al ruolo di coordinatore del partito già interpretato in Forza Italia. «Al ministero c'è molto da fare: hic manebimus optime!», taglia corto il titolare dello Sviluppo economico, che preferisce di certo restare nel suo ufficio di Via Veneto per gestire in prima battuta, quando sarà possibile, la fase di rilancio dell'economia. Ma il «no, grazie» di Scajola non chiude la questione. Nel 2010 c'è da giocare la partita delle regionali e il Pdl deve farsi trovare pronto per affrontare una doppia sfida: con il centrosinistra in tutta Italia e con la Lega al Nord. Si tratta, dice il vicepresidente dei deputati Osvaldo Napoli, di dar seguito all'invito di Berlusconi a «far scorrere nel corpo del partito la dialettica democratica». Come? «Con l'elezione dei segretari di sezione, con le scelte dei candidati consiglieri e sindaci, con l'elezione degli organi provinciali. Su su, fino al momento in cui, completata la fusione, i congressi sceglieranno i segretari regionali». E poi anche il vertice. Poi si tratterà di costruire un «cervello» per produrre progetti, analisi, proposte concrete; una «struttura articolata sul territorio» che tenga il contatto con i cittadini e affronti la rivoluzione azzurra delle tessere (un sistema di adesione finora sconosciuto alle creature politiche di Berlusconi); e uno «stretto coordinamento» tra governo, partito e gruppi parlamentari, che alimenti il dialogo tra l'azione dell'esecutivo e le esigenze della società. «Nell'immediato», dunque, nessun cambiamento; ma, in prospettiva, un progetto che deve modificare l'assetto «duale», con le percentuali di 70 e 30, servito per il decollo del Pdl dopo lo scioglimento di Forza Italia e Alleanza nazionale. In quel momento, naturalmente, andrà rivista anche l'organizzazione del vertice, basata sui tre coordinatori, passando ad uno solo, con un vice; puntando magari sulla generazione dei quarantenni. Discorsi che nel Pdl provocano malumore e smentite. E Berlusconi non vuole passare l'estate a rispondere al telefono alle lamentele di chi potrebbe essere rimosso. E non vuole neanche che d'agosto, con il diminuire dell'attività parlamentare, i riflettori s'accendono sul Pdl e su eventuali divisioni interne. Al contrario prepara vacanze di lavoro. Berlusconi tornerà forse già domani a Roma e a metà settimana terrà una conferenza stampa di bilancio dell'attività di governo. Poi sarà a L'Aquila dove non intende mollare i lavori della ricostruzione.

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