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Uscita obbligatoria per gli statali

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Lalotta al burocrate inefficiente dello Stato inaugurata dal ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta si arricchisce di una nuova arma. Si tratta di una super-rottamazione di statali, consentita da una norma che entrerà nel decreto anticrisi sotto forma di emendamento, e che prevede di conteggiare nel tetto dell'anzianità massima contributiva fissato a 40 anni anche i versamenti figurativi come quelli, ad esempio, legati al riscatto della laurea e del servizio militare. A presentare l'emendamento che però si ispira a una richiesta già avanzata da Brunetta è stato, ieri, il deputato del Pdl Remigio Ceroni. La novità, che vale per il triennio 2009-2011, cancella il riferimento alla contribuzione «effettiva» previsto dal ddl Brunetta per inserire, quindi, anche quelli figurativi. Una tagliola che non varrà, però, per tutti le categorie del pubblico impiego. Viene fatta un'eccezione per «i magistrati, i professori universitari, e ai dirigenti medici responsabile di struttura complessa», e cioè i primari. La misura riguarda tutte le pubbliche amministrazioni (tra cui la scuola, le aziende ed amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo, le regioni, le province, i comuni, le Comunità montane, le istituzioni universitarie, gli enti pubblici non economici, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale). Le pubbliche amministrazioni a decorrere dal compimento di anzianità massima contributiva di 40 anni del personale dipendente potranno risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e di contratto individuale, anche del personale dirigenziale, con un preavviso di sei mesi rispettando però quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici. La definizione delle modalità di applicazione sarà affidata a «decreti del presidente del Consiglio ad hoc da emanare entro 3 mesi dall'entrata in vigore della legge, previo via libera del Cdm su proposta del ministro per la pubblica amministrazione di concerto con il Tesoro e altri ministeri competenti». Un sveccchiamento coatto che fa parte del progetto di cambiamento del sistema di lavoro statale avviato da Brunetta che proprio ieri ha tracciato il bilancio di un anno di lotta ai fannulloni. In dodici mesi, in particolare, si è avuta una riduzione media annua delle assenze per malattia del 38% pari a circa 14 milioni di giornate in più di lavoro in un anno per i cittadini-clienti. Nel solo mese di giugno le assenze per malattia si sono ridotte del 27,4% (escluse scuola, università e pubblica sicurezza) rispetto a giugno 2008. In particolare, le assenze superiori a 10 giorni hanno registrato un calo del 24,7%, mentre le assenze per altri motivi del 3,4%. Le riduzioni più rilevanti si sono avute negli Enti di previdenza (-43,7%) e nelle amministrazioni provinciali (-37,5%). A livello geografico, i tassi di riduzione delle assenze per malattia appaiono simili: le variazioni sono comprese tra il -32,3% delle regioni del Nord Est e il -24,9% di quelle del Mezzogiorno. «La P.A. sta cambiando» e «la gente lo sta percependo», ha spiegato il ministro, che si è detto «soddisfatto del risultato e della reazione del pubblico impiego alle norme per moralizzare i comportamenti, però - ha precisato - questo non basta: occorre premiare i dipendenti bravi, realizzare più trasparenza, qualificare il lavoro pubblico, introdurre Ict».

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