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Iran, i giovani sfidano il regime

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AntonellaVicini Nel decimo anniversario dalle proteste degli studenti in Iran, culminate con una violenta repressione nei dormitori dell'Università Statale di Teheran, l'onda verde è tornata in piazza. La celebrazione per il «18 Tir» (il 9 luglio nel calendario persiano), data in cui i gruppi paramilitari, di notte, fecero ingresso nel campus universitario, affrontando duramente coloro che avevano manifestato contro la chiusura del giornale riformista Salam, è stata colta come occasione per far sentire nuovamente la propria voce, dopo la tregua dell'ultimo periodo. Migliaia di iraniani si sono radunati in centro, nella zona dell'università, rispondendo ad intenso un tam tam rimbalzato sui social network nei giorni passati, duranti i quali ci si era limitati ad un più silenzioso sciopero generale. Si parla di duemila o tremila persone, stando a fonti che, ad oggi, sono ancora quelle informali a cui dà voce internet. Di nuovo piazza Enghelab, Valiasr e piazza Azadi sono state lo scenario di un copione già noto, proprio all'indomani dell'annuncio di Abbas-Ali Kadkhodaei, portavoce del Consiglio dei Guardiani, sulla prossima pubblicazione di un rapporto dettagliato sulle discusse elezioni di giugno, dai cui risultati è scaturita l'ondata di proteste. Stessa trama, stesso intreccio e stesso finale, che ha visto polizia e Basiji intervenire, come loro sanno ben fare, per disperdere la folla. Sulla rete si è ritornato a parlare di gas lacrimogeni, cariche degli agenti, spari in aria e telefonini cellulari bloccati, ma anche di roghi appiccati davanti la stazione metropolitana di Mirdamad, di canti dai tetti delle abitazioni: «Morte al dittatore», di clacson impazziti e di proteste in altre città, come Tabriz, o di scontri davanti alla famosa prigione di Evin, dove sono detenuti gli oppositori. Duro il monito de governatore di Teheran Tammadon: «se ci sono degli individui che programmano di compiere azioni contrarie alla sicurezza pubblica o di seguire la chiamata di network anti-rivoluzionari, questi saranno schiacciati sotto i piedi della nostra gente».

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