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Il Cav: "Attacchi personali ogni volta che si vota"

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Silvio Berlusconi

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Meno quattordici giorni al primo grande test elettorale dell'era Berlusconi IV, e il Cavaliere scalda i motori e si prepara a dare battaglia a tutto campo. Dalla sinistra ormai ridotta ai minimi termini alla speranza di vedere un'Europa sempre più forte nello scenario politico internazionale. Dalle accuse contro la magistratura e i giornali che fanno un uso strumentale delle vicende privare a scopo elettorale fino ad arrivare ai sondaggi sul Pdl. Così è trascorsa la giornata di ieri di Silvio Berlusconi. Una vera trottola tanto che, nella sola mattinata, è riuscito a rilasciare ben sei interviste passando dalle emittenti radiofoniche, Radiomontecarlo e Rtl, a quelle televisive, T9, Canale Italia e Odeon, passando addirittura alla Cnn, il canale satellitare statunitense. «Ho accettato la mia candidatura su pressioni estenuanti dell'ufficio politico del mio partito. Non volevo accettare perché pensavo di non avere molto tempo per farmi campagna elettorale. Alla fine ho accettato e spero nel sostegno di milioni di italiani». Ma di questo non ha alcun dubbio: «I sondaggi danno il Pdl al 45%, io ho indicato come obiettivo al nostro congresso nazionale il 51% come risultato da raggiungere per il partito nei prossimi anni». Un obiettivo al quale vuole arrivare soprattutto quando riuscirà a trasmettere agli italiani il valore reale di questa tornata elettorale: «Io credo che i cittadini debbano votare per difendere i propri interessi in Europa e per portarla in una certa direzione. Dobbiamo capire che il 75% delle leggi italiane rispondono a direttrici volute nel Parlamento europeo. Un Parlamento che però in questi anni si è occupato anche di cose assurde dando vita a molta burocrazia». E, per invertire la rotta ecco la ricetta del premier: «Dare fiducia a quei gruppi che contano. Il Pdl sarà il più importante gruppo all'interno del Partito popolare europeo che a sua volta è il più influente a livello comunitario. Questo è l'unico modo per tutelare sé stessi e gli interessi dell'Italia». In poche parole rinforzando la componente italiana all'interno del Ppe non solo si tuteleranno i nostri interessi ma anche di rilanciare il processo di rinnovamento dell'Ue: «Non è possibile che, per votare una qualsiasi provvedimento, dobbiamo essere tutti 27 d'accordo. Dobbiamo approvare velocemente il Trattato di Lisbona che darà all'Europa un presidente che rimanga in carica alcuni anni, non sei mesi come è ora. Poi manca una politica estera unica, non esiste esercito comune, né una politica della difesa, dell'immigrazione, dell'energia, dell'ambiente che siano comuni. E soprattutto dobbiamo diventare più incisivi a livello internazionale. Ruolo che oggi vede spadroneggiare gli Usa, la Cina e la Russia». Eppure il meglio Berlusconi lo dà quando inizia a parlare di sinistra: «Non hanno argomenti, sono divisi, non hanno prospettive e quindi sono definitivamente orientati ad attaccarmi sul privato. Non gli resta che usare il vecchio sistema stalinista della menzogna e dell'insulto». Questo però vale in generale, meglio scendere nello specifico: «Di Pietro? Vuole presentare una mozione di sfiducia nei miei confronti? Lo faccia così i nostri parlamentari gli risponderanno a dovere. Lui ci fa meravigliare ogni giorno di più per la sua volgarità». Poi è il turno del leader del Pd: «Il buon Franceschini, commissario liquiditore del Pd, sta cercando di andare in giro tra negozi e mercati e sui metrò. Non ho visto nessuno che badi a lui. Niente a che vedere con quello che succede a me. Quando giro per strada la gente blocca la circolazione». E a quella sinistra definita «non necessaria, né tantomeno indispensabile per portare avanti riforme condivise» non le manda di certo a dire: «In tutte le campagne elettorali succede lo stesso spettacolo. Mi attaccano sul personale per avere un po' di visibilità. Poveri, bisogna capirli. Sono alla disperazione e quindi non sanno più cosa usare contro di me». Un chiaro riferimento prima a Noemi, «rifletterò se andare a riferire in Aula, ma prima comunque lascio andare avanti il Pd, perchè così si mostrano per quello che sono, e sarà un boomerang tale che si vergogneranno e perderanno consenso e la stima degli elettori, perché in tutta questa vicenda non c'è nulla che non sia più che pulito», poi al caso Mills: «I giudici del processo sono militanti dell'estrema sinistra. Sono scesi in piazza e hanno firmato petizioni contro il mio governo». Infine un ultimo passaggio l'ha voluto dedicare alla vicenda della scuola Pisacane di Roma, dove una preside aveva intenzione di cambiare nome all'istituto, molto frequentato da figli di immigrati, intitolandolo al pedagogo Nakiguchi. «È stata una vicenda negativa». Lasciandosi poi andare in una sorta di giustificazione della politica sull'immigrazione del governo: «Lo Stato italiano offre scolarizzazione completa a tutti i figli di immigrati. Abbiamo dovuto fare il provvedimento dei respingimenti, ma ora non ci sono più barconi». E all'amico Fini, nemmeno un accenno? Come no: «Da lui, né deluso, né rassegnato. Sono in sintonia totale con gli italiani e credo che procederemo a un ddl di iniziativa popolare per portare i deputati a 300 e i senatori a 150. Vorrò vedere se il Parlamento boccerà una legge controfirmata da milioni di italiani».

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