Non diventi un'ossessione
Ledichiarazioni esplosive della signora Lario e la replica del premier forniscono alimento per i media. Accade sempre così ai personaggi pubblici. Il problema non è, quindi, «se» parlarne, ma «come» farlo. Il «come» ci fornisce elementi di ragionamento sullo spirito pubblico e sulla politica. Franceschini a botta calda aveva citato il vecchio motto: «Tra moglie e marito non mettere il dito». Tuttavia altri esponenti del suo partito e alcuni commentatori ci hanno messo qualcosa più del dito. Una vera manona. Ci sono diverse ragioni per criticare l'uso strumentale della vicenda privata del premier. La prima ragione riguarda l'analisi sull'Italia. Le parole della signora Veronica, quel suo riferirsi a un imperatore incontrollato, si sposano con le tesi sul sultanato che minaccerebbe il Paese. Abbiamo fatto appena a tempo a mettere in soffitta (anche se Di Pietro resiste) la tesi che la vittoria del centro-destra fosse frutto di un complotto criminogeno per imbatterci ora in questo nuovo bambolotto di pezza che nulla spiega sul perché gli italiani riversino il loro consenso da una parte piuttosto che da un'altra. Vorrei mettere in guardia intellettuali e politici di sinistra da un nuovo errore. Se la gran parte degli italiani non vede tracce di regime ovvero di impero degenerato ovvero di sultanato, una ragione vi dovrà pur essere. Se la vicenda privata di Berlusconi darà luogo a nuovi castelli di carta destinati a franare al momento del voto, si impoveriranno il sistema politico italiano e la principale forza di opposizione. Fino a che il romanzo sulla vita di Berlusconi verrà scritto da giallisti di scarsa fantasia, il successo del premier sarà assicurato. La seconda ragione per evitare che il divorzio Lario-Berlusconi diventi il nuovo bambolotto di pezza che alimenta le notti dei critici del premier è tutta scritta nell'attualità e nella nostra vita quotidiana. Siamo sicuri che la notizia principale sia il retroscena del divorzio Lario-Berlusconi? C'è sicuramente una parte di opinione pubblica che consuma voracemente il gossip. C'è un'altra parte di opinione pubblica che, invece, è più interessata a quel che accade nell'economia del Paese. C'è chi si interroga sul dopo-terremoto. Ci sono inoltre milioni di italiani che stanno cercando di capire le ragioni del declino politico ed elettorale del centro-sinistra. Si potrebbe continuare. Spesso nel passato la vicenda personale di Berlusconi ha sostituito nell'immaginario collettivo di chi gli si opponeva la fatica dell'analisi sui cambiamenti nello spirito pubblico e nella struttura economica di questo Paese. Forse semplifico, ma oggi interrogarsi sulla dimensione mondiale della Fiat ci fa capire di più sull'Italia che indagare sulle ragioni che oppongono Silvio a Veronica e viceversa. Parliamone, dividiamoci in partigiani dell'uno o dell'altra (anch'io ho le mie opinioni in proposito) ma non facciamone un'ossessione. Per loro, ma soprattutto per noi.