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Elezioni amministrative

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Mala vittoria dai larghi numeri nel capoluogo torna a far respirare i vertici democratici in una sfida, quella del nord, che si annuncia molto dura tanto per le amministrative quanto per le europee e nella quale Dario Franceschini, ieri a Milano, si è lanciato per cercare di recuperare gli elettori delusi che, secondo i sondaggi, stanno pensando a disertare le urne. Il risultato di Trento, dove Alessandro Andreatta è stato eletto sindaco con il 64 per cento ed il Pd è il primo partito con quasi il 30 per cento, è per il segretario del Pd «la vittoria dell'Italia reale, ben diversa da quella dei lustrini, successo e ricerca della notorietà che la televisione mostra tutti i giorni». In realtà, spiega il deputato trentino Giorgio Tonini, nasce da una situazione politica molto particolare che non è l'alleanza con l'Udc, auspicata dal Pd in altre parti d'Italia ma realizzata in pochissimi casi. «A Trento — spiega il dirigente Pd — l'Udc ha preso il 2,59 per cento. A fare la differenza è l'alleanza con l'Unione per il Trentino, composta da ex Dl, che porta una dote del 17 per cento e permette all'area democratica di ribaltare le medie nazionali». Nel Trentino, insomma, esiste un alleato con vocazione autonomista che nel resto del nord si chiama Lega ma corre con il Pdl. Ed è proprio l'accordo tra Pdl e Lega, spesso non riuscito nel 2004, a far tremare il Pd in Province come Milano, Brescia, Sondrio e Bergamo, ora governate dai democratici.

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