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L'assurda guerra delle veline

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Però per come si sono messe le cose, è venuto il momento di mettere le carte in tavola e ridiscutere le regole del gioco. Se i dossier piccanti, le love story sono entrate a far parte di una lotta politica che non esita ad osservare la realtà dal buco della serratura delle camere da letto bisogna fare attenzione, perché in pochi si salverebbero. Il casus belli è stata la presenza di «presunte veline» nelle liste del PdL per l'elezione del Parlamento europeo. Quale è l'autorità in grado di certificare che una candidatura è corretta e un'altra no? La sinistra ha abusato nell'esibire, ovunque, «mezzibusti» televisivi, il cui merito era quello di leggere correttamente il testo, scritto dalle redazioni, che scorreva sul «gobbo». Se una personalità dell'informazione o dello spettacolo viene candidata dal centro destra è destinata - se donna e bella - a restare per sempre una velina, anche se, divenuta ministro, dimostra determinazione e capacità non comuni. Al contrario, se una ex parlamentare transgender vince il premio dell'«Isola dei famosi» nessuno si pone il problema se la scelta di farne una rappresentante del popolo (col meccanismo del posto sicuro in graduatoria) sia stata proprio felice. Una canzone di Iva Zanicchi ha trovato posto in un film di Luchino Visconti, ma la sua presenza nella lista del PdL suscita critiche da parte degli eredi di coloro che portarono in Parlamento un altro grande della musica come Gino Paoli. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Fu Cesare Salvi a dichiarare con tanto cattivo gusto che le «donne di sinistra sono più brave a letto». Saranno l'eccitazione del potere, la voglia di arrestare il corso degli anni, le tentazioni quotidiane a cui vengono sottoposti, ma a raccontare le avventure erotiche e sentimentali dei «grandi» c'è un'abbondante letteratura che, messa in fila, compirebbe per dieci volte il giro dell'Equatore. Berlusconi non è stato colto in flagrante con una stagista; non risulta che abbia due famiglie pronte ad abbracciarsi sulla sua tomba. È divorziato dalla prima moglie e forse lo sarà anche dalla seconda, non solo come molti uomini politici, ma ancor come tanti signori Rossi (visto che il divorzio non è più considerato un «lusso borghese» come affermavano i vecchi comunisti). È bene che il discorso si fermi qui da parte di tutti. Salvo permettersi un suggerimento alla signora Lario. Non è elegante rivolgere, con una devastante pubblicità, al padre dei suoi figli accuse e critiche tanto pesanti, in un momento in cui un leader politico si trova esposto a sfide tanto importanti per il futuro del Paese. Per quanto i rapporti si siano guastati, per quanto grandi siano i torti del Cavaliere essere capace di un briciolo di solidarietà e di amicizia è una linea di condotta a cui una compagna di vita si attiene.  

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