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L'Aquila si è spostata di quindici centimetri

Il ponte che porta in direzione di Fossa spezzato dopo il terremoto

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Intanto a focalizzare l'attenzione dei sismologi sono ora le faglie gemelle che si aprono in direzioni diverse con movimenti propri, che vanno da est a ovest (nel caso del sisma più forte) a nord/nord-ovest, sud/sud-ovest (nel caso delle ultime scosse). Il terremoto in Abruzzo lascia così strascichi anche sul volto del territorio che per alcuni esperti geologi dovrà subire altre scosse per qualche mese. E il geologo Antonio Moretti della facoltà di Scienze Ambientali all'Università dell'Aquila sposta l'attenzione sul rischio sismico che interesserebbe Sulmona dove, come per L'Aquila, c'è un gap sismico, cioè un periodo di latenza, che dura dal 1706. In altre parole si è accumulata energia, afferma Moretti, e «ci aspettiamo che possa verificarsi anche lì, magari tra 1 e 10 anni, un evento analogo a quello dell'Aquila». Lo studioso, che fa parte del gruppo nazionale Difesa dai Terremoti, ha spiegato che in questo evento sismico che ha colpito l'Abruzzo «si sono attivate due faglie gemelle», la prima quella aquilana, la più grossa «ha scaricato la sua energia preceduta da precursori e poi seguita da repliche». Secondo il geologo per una relazione che esiste tra energia sprigionata e superficie della faglia «non ci saranno scosse più forti di quelle registrate, anzi andranno a decadere: da questo punto di vista all'Aquila - ha detto - staremo tranquilli per i prossimi 200 anni, ma lo sciame sismico potrà continuare anche per mesi». Successivamente si è attivata una seconda faglia antitetica, collegata alla prima, che procede nell'altro senso. Nel 1703 questa faglia, che segue la direttrice Amatrice-Montereale, si è attivata e in questi giorni ha fatto registrare una scossa 5.3. È impossibile, secondo l'esperto, prevedere dove, come e quando si formerà un nuovo sisma: «Ce lo aspettiamo nell'arco di uno, due, forse dieci anni ma abbiamo tempo per fare ricerca e identificare la sorgente e alla ricerca dei fenomeni precursori». Anche per il geologo Leo Adamoli le scosse possono durare qualche mese e la faglia interessata ora è quella dei Monti della Laga: «Una faglia attiva che si può rimettere in movimento». «Il dato interessante è che gli epicentri si sono spostati verso Campotosto, verso un'altra faglia con un andamento nord/nord-ovest, sud/sud-ovest», diverso da quello precedente: «La faglia dei Monti della Laga, lunga 30 chilometri con un rigetto di spostamento tra le due parti di 1.000 metri, passa proprio dove si trova la diga di Campotosto e si interrompe al Gran Sasso». Ma, passare da «una struttura all'altra è abbastanza frequente». I piani di faglia si trovano «a livelli più bassi (faglie distensive) con movimenti a 8.000-9.000 metri sotto terra». La diga dell'Enel, inoltre, «è stata progettata per una magnitudo 7». Anche Sulmona, conclude Adamoli in linea con Moretti, è «a rischio» ma come tutto il resto della zona e come testimonia la storia del territorio.

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