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Il Lingotto pensa già alla fine della crisi

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La campagna, come si è detto, è stata intensissima, arrivando a disegnare rischi enormi, come quello di perdere addirittura un milione di posti di lavoro. Quanto sia attendibile questa stima, per fortuna, non lo sapremo mai. Ma certamente un numero di questa importanza servirà a superare le resistenze di chi, guardando alle necessità del bilancio, si oppone a un intervento in favore del settore. Certamente qualche ragione la ha comunque chi finora ha opposto resistenza alla rottamazione nuda e cruda. Ora non serve un esborso pubblico a favore dei profitti privati di azienda e a favore dei cittadini che sono in grado, in questa fase, di affrontare la spesa dell'acquisto di una nuova auto. Serve, invece, qualcosa che riguardi tutto il mercato dei beni durevoli, quindi si va dalle automobili agli elettrodomestici, fino all'arredamento e all'acquisto di abitazioni. Per questo le misure stanno prendendo la forma anche di un sostegno al credito e di facilitazioni per la concessione di finanziamenti. La stretta delle banche si sta sentendo e le aziende che vendono quasi la loro intera produzione grazie al credito al consumo ne stanno gravemente risentendo. Ma ci sarà anche la rottamazione, per la quale dovrebbero esserci comunque modalità innovative rispetto al passato. Il governo aveva aspettato che l'Ue si muovesse in modo coordinato. Non è successo e ora si deve correre ai ripari. Perché le azioni prese da ciascun paese, per primi dai tra maggiori produttori di auto in Europa (escludendo l'Italia), Germania, Francia e Svezia, avevano fatto saltare il banco. Sotto pressione ciascuno si è affrettato a soccorrere le proprie industrie nazionali, contro ogni principio di neutralità degli interventi sui mercati. Così la Fiat sarebbe stata sottoposta non solo alle difficoltà del momento ma anche alla concorrenza non regolare degli altri grandi produttori europei. Anche per questa ragione le ultime resistenze sono saltate. E i motivi per battere un colpo nel sostegno del settore automobilistico sono ancora più forti se si guarda al dopo-crisi. Le quote di mercato conquistate in questa fase difficile diventeranno la base di partenza per grandi affari dei produttori nella fase di recupero dell'economia. Chi si posiziona ora con solidità sul mercato poi avrà una grande rendita di posizione: acquisirà clienti, rapporti di fiducia, spazi nella rete distributiva. Potrà potenziare la ricerca in un momento di significative innovazioni tecniche. In poche parole: emergerà più forte da questo processo di selezione. E gli altri, invece, saranno più deboli. La Fiat ha fatto capire che non intende giocare di rimessa in questa difficile partita. La mossa americana, con l'ingresso nel capitale della Chrysler e l'apertura del mercato degli Usa per i suoi modelli a basso consumo, è significativa. Torino non si arrende. E vuole emergere dalla crisi senza aver ceduto terreno. Obiettivo che si raggiunge anche con gli aiuti in discussione oggi.

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