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Se ai prof piacciono i pentiti chiamino in cattedra Pietro Maso

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La risposta è semplice: gli organizzatori di questi happening — probabilmente tra coloro che hanno negato a papa Ratzinger il diritto di parola, sempre alla Sapienza — pensano che chi ha ucciso per ragioni politiche, chi ha seguito quel percorso di sangue, abbia qualcosa da dire ai giovani. Il punto, dunque, non è il pentimento dopo l'omicidio — anche Pietro Maso è pentito — ma le «alte ragioni» che l'hanno motivato, ragioni che tanta «gauche caviar» — vedi l'indulgenza francese alla Carlà Bruni sulla Petrella e su Battisti — guarda ancora oggi con intollerabile empatia. Questo inquieta. Morucci, e il fatto è fondamentale, non si è mai proclamato innocente; ha ammesso tutte le sue responsabilità per la strage di via Fani e altro. La sua memoria è rispettabile, come il suo travaglio, ma deve restare un fatto privato — leggere le stupende pagine su frà Cristoforo del Manzoni gli farebbe bene — e lui per primo dovrebbe comprendere che non può, non deve essere riferimento per una classe universitaria. Dovrebbe comprendere, come tanti ex terroristi, che è ora di «stare dentro le righe», che le sue vicende, anche i suoi tormenti, provocano tuttora lacerazioni, ricordi, dolori nelle sue vittime. Dovrebbe comprendere che imporsi il silenzio è un prezzo umanamente dovuto, almeno quello, ai sepolcri di chi ha ucciso. Questo, soprattutto, in un paese come l'Italia in cui tanta parte della cultura di sinistra ha sempre dimostrato tanta — troppa — comprensione per le ragioni dei terroristi, quanto disinteresse — incredibile, cinico — per le vite spezzate delle vittime e il calvario dei loro parenti. Un clima melmoso, che fa sì che non verrebbe mai in mente a chi l'ha invitato di proporre ai suoi studenti della Sapienza, la memoria disperata della vedova di uno degli agenti trucidati in via Fani. Naturalmente, Morucci ha pieno diritto a rifarsi una vita, come a cercare le ragioni dei suoi errori, ma deve finalmente imparare che il suo protagonismo, la sua sfida all'etica che lo portò — solo — ad arrogarsi il diritto di vita e di morte su innocenti, gli impone oggi dei limiti. Incluso quello di non dare lezioni.

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