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Villari nicchia, Zavoli aspetta. E scoppia il caso dei pizzini

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Una vicenda che con il caso Villari tiene praticamenete tutti sospesi. Il questito è: si dimetterà o non si dimetterà? Sarà lo stesso Riccardo Villari, contestato presidente della commissione di Vigilanza Rai, a spiegare oggi le sue intenzioni davanti alla bicamerale che lo ha eletto giusto una settimana fa. O almeno dovrebbe farlo. Lui stesso ha convocato la Commissione per oggi pomeriggio con all'ordine del giorno la nomina di vicepresidenti e segretari, come da regolamento. Poi, se però Villari prenderà la parola e imboccherà la strada delle dimissioni non è affatto sicuro. Il Pd assicura che lo farà. Ma lui, ancora in serata, precisava di «non aver anticipato a nessuno le sue intenzioni». E intanto rimane sospesa la candidatura di Sergio Zavoli. Il senatore del Pd, anzi, comincia quasi a non poterne più del Villari sì, Villari no e commenta: «Questo non se ne vuoloe andare». Aspettando di sapere come va a finire per la presidenza della Commissione, intanto monta un'altra storia, quella dei pizzini. Una piccola mina che scatena all'interno del Pd l'ennesima grana. Nella vicenda della commissione di Vigilanza Rai di giochi, trame e "complotti" trasversali si era parlato da subito. Ma finora eravamo rimasti ai boatos di palazzo e ai sussurri dei media. Adesso invece, arriva una striscia di carta sottile. Che dimostra come nel Partito democratico c'era qualcuno cui la soluzione Orlando non piaceva affatto. O piaceva talmente poco da consigliare in tv, tramite appunto "pizzino", la risposta ad un parlamentare dello schieramento avversario. La cronaca. Nicola Latorre, vicecapogruppo del Pd al Senato e dalemiano di ferro; il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino; il capogruppo dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. Tutti e tre ospiti della trasmissione Omnibus, condotta da Antonello Piroso. Davanti alle telecamere si parla di Rai e della presidenza della Vigilanza. Il dipietrista attacca quelli del Pdl. E insiste sul loro dovere istituzionale di votare un candidato dell'opposizione e scelto dall'opposizione. Bocchino, ad un certo punto sembra in difficoltà. Ed è qui che scatta il "soccorso" di Latorre. Il parlamentare del Pd prende carta e penna e manda un messaggio a Bocchino. Il contenuto è stato svelato ieri, da Piroso. Vi si legge: «Io non posso dirlo, ma il precedente della Corte? Pecorella?». In sostanza, Latorre consiglia a Bocchino una risposta politicamente efficace. Inutile dire che la vicenda "pizzino" ha creato non pochi malumori dentro il Pd - tra veltroniani e dalemicni - e che contro Latorre si è subito scatenata una pioggia di critiche. Come finirà? È il caso di dire, anche qui, chi può dirlo.

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