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Notte bianca del Pdl

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Una vera e propria notte bianca a cui hanno aderito circa 500 invitati, tra cui anche tanti politici: tutti insieme per vedere chi tra Barack Obama e John McCain sarà il 44esimo presidente degli Stati Uniti. A promuovere l'iniziativa, la Fondazione Italia-Usa presieduta dal senatore del Popolo della Libertà, Lucio Malan. Deluso chi si aspettava di incontrare Silvio Berlusconi: il premier ha seguito sì la notte americana, ma dalla sua residenza-ufficio a Palazzo Grazioli, con i più stretti collaboratori. Per il Cavaliere solo una piccola passeggiata notturna nel centro capitolino, dove, ai cronisti che lo aspettavano sotto casa ha annunciato la nascita dell'università liberale nel prossimo marzo. Dopodichè, dice il premier, «vado a nanna. Domattina mi devo alzare presto». Intanto all'Etoile di piazza San Lorenzo in Lucina si sono ritrovati numerosi esponenti pidiellini, e non solo. Tra loro Guido Crosetto, Giorgio Lainati, Laura Ravetto, Paola Pelino, Elisabetta Gardini, Enzo Ghigo, Elvira Savino, e ovviamente il padrone di casa Lucio Malan. Tutti ad aspettare fino a notte fonda i risultati dei primi Stati che riusciranno a fornire l'esito del voto per il nuovo inquilino della Casa Bianca. «Tra di noi c'è chi fa il tifo per John McCain e chi per Barak Obama. Io tifo per McCain. Ma in ogni caso qui ci sarà la festa della democrazia», spiega Malan. Il menu della serata è concepito all'insegna della tradizione Usa con alcuni classici della cucina italiana: dal pollo alla Buffalo Bill alla torta di carote, dalle orecchiette con le zucchine ai pomodorini pachino e rucola. Il menu prevedeva anche vino frizzante oltre all'immancabile birra preferita dal candidato repubblicano John McCain, la "Bud". Calle bianche a ornare il grande salone e candele bianche-rosse-blu sui tavoli degli invitati. Prima di dare il via alla cena, inno nazionale americano. Tra le file del Popolo della libertà prevale da sempre il tifo pro John McCain, ma piace anche il carisma comunicativo di Barack Obama. E non manca chi, magari vittima inconsapevole dell'effetto «band wagon» - della serie «sali sul carro del vincitore» - ha deciso di sostenere solo all'ultimo momento il candidato democratico considerato favorito da tutti i sondaggi. Il presidente del Consiglio ha seguito le votazioni da via del Plebiscito, non rilasciando per tutta la giornata alcun commento ufficiale sui due sfidanti. Dalle parti di palazzo Chigi l'auspicio espresso è: «Che vinca il migliore». Il governo italiano, spiega uno dei più stretti consiglieri del presidente del Consiglio, non si schiera e, indipendentemente da chi la spunterà alle presidenziali, «continuerà a collaborare con gli Stati Uniti in nome di un rapporto di amicizia tra i due Paesi consolidato negli anni». Come si è lavorato bene con George W.Bush, è il ragionamento, lo stesso sarà con il nuovo presidente, sia Obama o McCain. Tanto che già un mese fa, nel corso della sua visita a Washington dall'ambasciata italiana Berlusconi aveva chiamato al telefono personalmente entrambi i candidati per esprimere questi concetti. D'altra parte, il Cavaliere non ha mai nascosto i suoi buoni rapporti con i due ultimi inquilini della Casa Bianca, George W. Bush, ma anche Bill Clinton. «La sintonia tra gli Stati Uniti e il nostro Paese - chiarisce Antonio Leone, vicepresidente della Camera del Pdl - chiunque vinca le elezioni presidenziali, continuerà e sarà sempre ben salda». Leone si spinge anche più in là, tracciando delle somiglianze tra Obama e il premier, a partire dalla «sua comunicazione», fino allo «stile pragmatico» del senatore dell'Illinois che «ricorda il modo pratico e diretto con cui il presidente del Consiglio affronta da sempre i problemi di questo Paese». Bisogna stare attenti, però, a non far parte «dei conformisti che saltano sul carro del vincitore», attacca Gasparri, riferendosi a quanti, nel Pdl, non hanno nascosto la loro simpatia per Obama, ultimo il governatore del Veneto Giancarlo Galan, che se fosse americano, ha detto, sarebbe tentato di votarlo. Anche il presidente dei senatori del Pdl, comunque, è convinto che Berlusconi sia «talmente bravo nei rapporti personali» che riuscirà «a stabilire un feeling anche con chi, casomai, non lo meriterebbe».

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