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Consulta, arriva Frigo

Giuseppe Frigo in una foto d'archivio

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{{IMG_SX}}Alla fine è arrivata la fumata bianca. Per lo meno sul giudice della Corte Costituzionale. Perchè, se è vero che sul nome di Giuseppe Frigo, avanzato dal Pdl, si è arrivati ad una convergenza tra maggioranza e opposizione, resta ancora da sciogliere il nodo Vigilanza Rai. Per sapere se l'accordo raggiunto possa rappresentare o meno una svolta per la legislatura bisognerà comunque aspettare la manifestazione del Pd di sabato prossimo: in quell'occasione Veltroni dovrà non solo confermare il suo seguito tra il «popolo delle primarie» ma anche dimostrare di padroneggiare la piazza contro le pulsioni oltranziste dell'Italia dei Valori (che intende presentarsi in forze). Secondo molti osservatori questo sarebbe il vero motivo per cui il segretario del Pd temporeggia nella soluzione dell'altra questione, la presidenza della commissione Rai: l'elettorato democratico, argomenta per esempio l'azzurro Donato Bruno, sarebbe spaventato dalla parola «accordo», sebbene siano in ballo cariche istituzionali, e Veltroni non avrebbe interesse ad esporre troppo il fianco alla facile polemica di Antonio Di Pietro. L'ex sindaco di Roma dal canto suo ribadisce che non ci sono «baratti» possibili. Mentre è Gianfranco Fini ad avvertire che l'ex presidente delle Camere penali neoeletto alla Consulta «non sarà il candidato del centrodestra, ma quello su cui si è avuta la convergenza di un ampia maggioranza, l'espressione quindi della volontà del Parlamento». La giornata della fumata bianca si è aperta con l'inconsueta scena dei tre senatori Radicali, tra i quali Emma Bonino, portati via di peso dall'Aula di Montecitorio occupata in segno di protesta. Conferma di ore cariche di tensione per il trascinarsi di una guerra di posizioni diverse. Frigo, dunque. La figura del penalista mette da subito d'accordo maggioranza e opposizione. Dopo aver «ringraziato» Pecorella per «l'atto di responsabilità» e aver sollecitato «da altri settori dell'arco parlamentare analogo senso di responsabilità per quanto concerne le altre scadenze istituzionali in agenda" (leggi Vigilanza), i due capigruppo del Popolo della Libertà Gasparri e Cicchitto comunicano il nome dell'avvocato bresciano. Una comunicazione su cui arriva l'ok quasi immediato dall'opposizione. Anna Finocchiaro assicura il sostegno dei democratici, così come Lorenzo Cesa quello dell'Udc: «È una persona che garantisce autorevolezza, indipendenza e professionalità». Sulla stessa linea anche l'Idv. Frigo, dal canto suo, si definisce «un tecnico», auspicando che la propria elezione «possa aiutare a trovare convergenze indispensabili per far progredire la giustizia italiana». Soddisfatto anche Giorgio Napolitano che ha inviato un messaggio ai due presidenti di Camera e Senato: «Desidero esprimervi il mio vivo compiacimento per l'elezione del giudice costituzionale che ha coronato i vostri difficili sforzi per porre fine a un grave ritardo e per garantire lo svolgimento della insostituibile funzione di garanzia della Corte nella pienezza della sua composizione». A questo punto, per la Vigilanza, la palla passa al Pd. Il Pdl, dopo l'accordo sulla Consulta, invoca un nome diverso da quello di Orlando per la Vigilanza. Ma Veltroni prende tempo. La tempistica di quello che diventerà ancora di più terreno di scontro fra i poli prova a dettarla Italo Bocchino. «La prossima settimana - assicura - eleggiamo il presidente della Vigilanza e poi stabiliamo le regole per la presenza della politica in tv».

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