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Il guastafeste

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Tutti, infatti, per partecipare al convegno sulle riforme organizzato da un nutrito gruppo di Fondazioni e associazioni bipartisan presso la Residenza di Ripetta a Roma (capifila Astrid e Italianieuropei), hanno optato per i toni del rosso. Cravatta verde, invece, per Francesco Rutelli e Roberto Calderoli (nuove convergenze?). Mentre Antonio Di Pietro e Franco Giordano hanno preferito una più spartana camicia sbottonata. Si potrebbe continuare per ore se non fosse che Veltroni, in barba al colore della cravatta, si è presentato al convegno con un unico obiettivo: mettere i bastoni tra le ruote agli organizzatori. Il tentativo di Massimo D'Alema e Franco Bassanini (con la benedizione di Francesco Rutelli) di riaprire il dialogo sulle riforme e di creare un'ampia convergenza sul sistema elettorale tedesco, non è piaciuta al segretario del Pd, che non ha perso l'occasione per dirlo. Ovviamente non di persona. Veltroni ha fatto il suo ingresso nella sala gremita della residenza di Ripetta alle 17.30 con un'ora di ritardo rispetto all'inizio della tavola rotonda conclusiva. Si è accomodato in prima fila e ha aspettato diligentemente il proprio turno. Ma il messaggio del segretario era già stato recapitato qualche ora prima. E non da messaggeri qualunque, ma da due costituzionalisti a lui molto vicini: Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo. Entrambi hanno smontato senza mezzi termini il documento preparato dalle Fondazioni e dalle associazioni. Quindi hanno preso di mira i promotori del convegno. Per Ceccanti le posizioni di Bassanini e D'Alema in primis, oltre a ipotizzare un «ritorno al pre-1993», puntano implicitamente a «un Pd più piccolo in voti e in seggi». Vassallo è più sottile e si limita a ricordare il «D'Alema del 1997» favorevole, da presidente della Bicamerale, al sistema francese. Anche Dario Franceschini ci mette del suo, girandosi verso il tavolo degli oratori e lanciando un velato appello: «Non utilizziamo il dibattito sulle riforme per vicende interne al partito. Bisogna ascoltarsi e non alzare bandiere per rivendicare posizioni». A Veltroni il compito, fin troppo semplice, di tirare le conclusioni. Il segretario non nutre speranze: «Con le prese di posizione di Berlusconi ho dei dubbi che il dialogo sia possibile. Quando sento le sue dichiarazioni mi viene da chiedere di che cosa dobbiamo discutere?» Insomma per il leader del Pd le speranze sono davvero molto poche. D'Alema, però, la vede diversamente: «Se non invertiamo la tendenza e ci muoviamo verso le riforme, penso che ci sia una comune consapevolezza che questo bipolarismo confuso e conflittuale rischia di portare verso la comune rovina delle forze in campo». In effetti, a guardarla bene, la cravatta di Massimo è di un rosso più scuro di quella di Walter.

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