Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

I Democratici alle prese con «l'orrore del vuoto»

default_image

  • a
  • a
  • a

I primi a far sentire la propria voce sono stati i dalemiani. In fondo l'ex vicepremier, dopo la debacle elettorale, non ha mai nascosto la propria intenzione di lavorare per «coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra». Tanto che, da qualche settimana, si è sparsa la voce di un possibile asse D'Alema-Bertinotti in chiave anti-Veltroni. I diretti interessati smentiscono ma quattro giorni fa, in quella che è stato battezzato come il ritorno ufficiale del «compagno Fausto» sulla scena pubblica, il braccio destro del «lìder Maximo» Nicola Latorre ha teso la mano a Rifondazione: «Sono convinto che la separazione consensuale era un'esigenza tattica inevitabile, ma è un errore considerarla una scelta strategica. Ora occorre misurare i margini per una strategia di alleanze che però non può apparire un ritorno all'indietro». Ma D'Alema non è solo. Con lui, ad esempio, c'è Arturo Parisi che due giorni fa ha avuto parole d'approvazione per la proposta di dialogo avanzata da Gennaro Migliore: «Stimolerebbe un ritorno alla ragione della sinistra radicale e mi auguro sia possibile riscontrare lo stesso ritorno alla ragione anche nel mio partito». L'ultima a iscriversi al partito dei pro-Rifondazione del Pd è Rosy Bindi. Ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora il vicepresidente della Camera si è mostrata possibilista: «Sarei disponibile a riaprire a Rifondazione se fossero disposti a fare una seria riflessione sui motivi che li hanno portati a ridursi così». Insomma, alla già lunga lista di problemi che Walter Veltroni dovrà affrontare nei prossimi giorni, potrebbe presto aggiungersi anche quello delle alleanze. Nel frattempo, però, tengono banco altre due questioni: il congresso anticipato e il nome di colui che dovrà sostituire Romano Prodi come presidente del Pd. «Il congresso va fatto e non agitato tatticamente» incalza il prodiamo Franco Monaco. Ma la sua voce sembra destinata a cadere nel vuoto visto che anche Rosy Bondi boccia questa ipotesi: «In momenti difficili certamente si può fare un congresso, ma ricordo soltanto che noi l'abbiamo fatto 8 mesi fa e il nostro statuto richiede, per farne un altro, nuove primarie». Rispetto a Prodi, poi, l'ex ministro annuncia che presenterà una mozione all'Assemblea del 20 e 21 giugno per respingere le sue dimissioni. In questo modo, spiega, si «renderebbe evidente che non intende archiviare il cammino dell'Ulivo». L'ultima stoccata Bindi la riserva al proliferare di Fondazioni all'interno del Pd: «Tutto quello che si sta organizzando in questo momento ha qualcosa di opaco perché si sviluppa all'interno della componente che ha sostenuto Veltroni alla segreteria. Sono preoccupata dal fatto che, per parlare e confrontarsi, si devono fare delle fondazioni».

Dai blog