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dall'inviato Fabrizio dell'Orefice ...

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Dà una sveglia alla campagna elettorale che finora ha tenuto sotto tono. Il vantaggio nei sondaggi è tale («Siamo sempre sopra di almeno dieci punti») che ovviamente non ha interesse a premere troppo sull'acceleratore perché finirebbe per aiutare di conseguenza anche Veltroni. Ma il Berlusconi versione manifestazione di apertura di campagna elettorale vuole dare un segnale, galvanizzare il suo popolo. E attacca lo sfidante, alza i toni, fa un piccolo show a tratti anche plateale, tanto che la platea s'infiamma. E comincia: «Tutti vi siete accorti che la campagna elettorale della sinistra è quasi finita, sono terminati i fuochi di artificio di Veltroni. Ha detto vado solo io, senza alleanze. È stata una finta perché hanno aggregato radicali e giustizialisti. Si troveranno insieme cattolici e mangiapreti, e ciò è inconciliabile». Ricorda che vogliono far dimenticare il governo Prodi: «Glielo chiedi, ti rispondono: "Quale governo. Chi? Visco? Forse vuoi dire Fisco..."». Poi Berlusconi passa al tono ironico, sbeffeggia Veltroni, «l'innovatore, il giovane praticante della politica, il sindaco moderno invece di laurearsi si è diplomato in fiction e in politica ci sta da 40 anni». Quindi è la volta degli altri del Pd: «D'Alema, primo in lista a Napoli per coprire le malefatte di Bassolino e in politica da 45 anni. Certo, hanno anche dei giovani: sono Rutelli e Franceschini che in politica ci stanno da 35 anni». Ci tiene a sottolineare che lui, il Cavaliere, ha introdotto una nuova moralità della politica, che è quella di presentare un programma e rispettarlo. Loro, la sinistra, spiega Berlusconi, lo presentano ma poi non lo rispettano. Sarà così anche stavolta perché «in generale il programma del Pd - conclude il Cavaliere - è carta straccia». Prende un foglio, lo strappa, ne fa coriandoli. Il pubblico va in visibilio. Già, il pubblico. Un pubblico senza bandiere di Forza Italia o di An, ce ne sono ma si contano sulle dita di una mano. All'ingresso vengono distribuiti i nuovi vessilli, bianchi con sopra il simbolo del Pdl. Dentro il Palalido fa molta scena lo sventolìo uniforme. È tutto molto berlusconiano, molto convention repubblicana stile States. Di An si riconosce appena uno striscione della sezione di San Giuliano appeso dalle balconate al terzo piano, un piccolo drappello che però mantiene le bandiere sulle spalle e non le fa volteggiare nell'aria: «Non siamo bamboccioni», firmato Azione Giovani seguita da una precisazione, «per il Popolo delle Libertà». Un pubblico che fa sempre meno distinzione tra i due principali partiti del Pdl. Ma che ha un solo leader: Silvio. Lo fa capire. Lo grida. Invoca ritmicamente: Sil-vio, Sil-vio, Sil-vio. Non si ode più il tradizionale Fi-ni, Fi-ni delle manifestazioni di An, sostituito da un mesto I-gna-zio, I-gna-zio dedicato a La Russa, un po' padrone di casa visto che è il leader della destra milanese. Mescolanza, contaminazione, abbraccio ideale tra le due anime del Pdl cercando di evitare che una sia preponderante sull'altra. Siamo a Milano e i rapporti di forza sono questi: An sembra quasi la delegazione estera ospite al congresso di un partito amico. Se fossimo a Roma il rapporto sarebbe inverso, ma tutti lavorano per attutire le eventuali differenze. Fini lo sa. Anche Berlusconi lo sa. Sanno che tutto ciò è un rischio. Per questo salgono assieme sul palco, uno all'americana di corsa e l'altro a passo lento, cantano assieme l'inno nazionale di cui Fini conosce e grida le parole e Berlusconi le sussurra. Si abbracciano e restano per un po' sul palco assieme: fatto inusuale per il Cav che non ama coabitation. Dunque, tocca al leader di An introdurre la manifestazione: «Abbiamo deciso di mettere da parte il simbolo di un partito, ma certamente non la nostra storia. Abbiamo deciso di guardare al futuro - avverte -. Ci sono momenti in cui c'è bisogno di coraggio, momenti in cui una classe dirigente è tale se accende una speranza e non si limita a difendere ciò che è stato acquisito». Si rivolge al Cavaliere: «Il merito di Silvio Berlusconi è quello di avere rinnovato la politica. L'ha portata a un sincero bipolarismo». Le elezioni di aprile sarano per Fini «una festa della liberazione dagli inganni e dai danni della sinistra». Poi il leader di An lascia la parola al Cavaliere: «Uniti si governa, uniti si cambia l'Italia. Caro Silvio, caro presidente del Consiglio». E Berlusconi saprà ricambiare ricordando a margine della manifestazione che entro un anno si varerà la nuova formazione politica. Abbracci nel backstage al termine della manifestazione. Poi uno fila diretto all'aeroporto di Linate dove lo attende il volo privato che lo riporta a Roma, l'altro resta a Milano, direzione via Rovani, dove nacque Fininvest. Anche questo non è un caso.

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