
Posti ai portaborse, sbotta anche Larizza

Invece così non è stato. E a rimetterci è stato proprio Larizza. «L'esimio onorevole Franceschini sicuramente non si è posto la domanda cruciale: perchè Larizza ha rinunciato all'elezione sicura al Senato? Può darsi che una delle risposte sia proprio lui e la sua gestione oligarchica delle liste; può darsi inoltre che siano le sue scelte a favore di amiche, amici, portaborse, portaordini, segretarie e altre amenità varie, che hanno imposto un chiarimento», ha dichiarato il senatore. «Ho dimostrato con i fatti - ha aggiunto - cioè con la rinuncia alla candidatura comunicata a Veltroni già lunedì scorso, che per me e per la Uil di cui sono militante, la correttezza gestionale e la trasparenza nelle scelte contano più di un posto sicuro al Senato. E un altro non ricandidato usa l'arma dell'ironia per commentare la decisione del partito di Walter. «Qualche dubbio affiora nel loft da quando si sono accorti che i portaborse e i figli d'arte possono fare, nel prossimo Parlamento, un gruppo parlamentare a parte», ha detto Peppino Caldarola. Al Pd, Caldarola suggerisce un nuovo inno, ispirato al modo nel quale sono state concepite le liste elettorali: «Cha Cha della segretaria». Immediata la replica del vicesegretario del Partito democratico. «Sono critiche ingenerose - ha spiegato Dario Franceschini - perchè nella vita politica le via d'accesso partono o dal territorio o da impegni nazionali. Dagli staff provengono Casini o Bonaiuti, o anche Andreotti, che era un collaboratore di De Gasperi, persone che hanno scritto la storia dei loro partiti o dell'Italia». Franceschini respinge anche le critiche per la candidatura della figlia dell'ex ministro Cardinale: «Anche io sono figlio di un ex parlamentare - ha concluso il vice di Veltroni - e lo sono Massimo D'Alema o Sergio Mattarella, Enrico La Loggia o Giorgio La Malfa. Ci vuole più generosità prima di attaccare persone che stanno iniziando la loro vita politica».
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