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«I delinquenti lavorino per risarcire il danno»

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È il Fini che crede nel Popolo della Libertà come forza di un centrodestra moderato fondato sui valori del Ppe. Ma anche quello che non ha mai fatto mistero di essere pronto a rinunciare al simbolo di An solo a patto di fare dei valori della destra pilastri del programma del Pdl. Eccolo perciò nel cuore della rossa Toscana, nel suo secondo giorno di campagna elettorale, menare fendenti sull'avversario Walter Veltroni e dettare l'agenda del Pdl sulla sicurezza: più soldi e mezzi alle forze dell'ordine, certezza della pena, controllo dell'immigrazione, sanzioni amministrative per chi fa uso di droghe e anche delinquenti costretti a risarcire lo Stato con il proprio lavoro. Poche battute per spiegare che la scelta del Pdl «era un giusto e doveroso passo avanti verso il futuro» e che «una classe dirigente è tale se sa mettere da parte i personalismi». «Abbiamo compiuto un primo importante passo in avanti verso il futuro con il gruppo unico — afferma — il partito unico, almeno per An, verrà dopo il congresso e io mi auguro che ce ne siano le condizioni. Anzi, cercherò di fare in modo che le condizioni ci siano». Da qui in poi Fini è un fiume in piena che investe il leader dei Pd Walter Veltroni. «Bisogna capirlo e compatirlo nel suo imbarazzo - provoca Fini - Si vergogna del lascito di Prodi e la sua rimozione totale di ciò che il Governo ha fatto negli ultimi due anni è un fatto da psicanalisi». Ha una lettura psicanalitica, per il leader di An, anche la scelta dei manifesti elettorali del Pd: «Dicono che non basta cambiare il Governo ma occorre cambiare l'Italia. Una gaffe freudiana. Perché al Governo ci sono loro...». E ancora: «Veltroni è bravo, avveduto, un propagandista capace di evocare le elezioni americane. Ma bisogna spiegargli che non basta dire un giorno "I care" e l'altro "We can" per essere credibili». E mentre da ogni parte si pretendono le dimissioni di Bassolino, Fini dice che vorrebbe, se non fosse un volto noto, «andare a Napoli nel giorno in cui arriverà il pullman di Veltroni e vedere come lui sarà capace di spiegare alla gente che è il partito del nuovo e del futuro quello di Bassolino e della Iervolino». Quanto al programma Fini non esita ad accusare gli avversari di plagio: «Sono a corto di idee, ci inseguono, ma arrivano in ritardo e sono costretti ad ammettere che le proposte che funzionano sono le nostre, perché rispondono ai valori tradizionali del centrodestra». «I programmi in apparenza possono assomigliarsi — va avanti Fini — ma sono diversi i valori di riferimento e gli italiani guardano a questo, guardano alla coerenza di chi certi valori li propone da sempre». Inutili allora le rincorse del Pd su certi temi. Per esempio sulla pedofilia: «Sulla castrazione chimica prima ci hanno detto che eravamo i soliti barbari, adesso vogliono vedere se funziona...». E sulla sicurezza: «Soltanto ora la sinistra capisce che la sicurezza non è un pallino della destra, ma qualcosa che sta a cuore a tutti i cittadini, anche quelli di sinistra. Ma non c'è sicurezza senza certezza della pena, responsabilità personale, pene comminate ai reati commessi. Cosa che la sinistra, con la sua cultura giustificazionista, non ha mai compreso». «E poi — conclude Fini — Veltroni adesso dice che vuole stare vicino alle forze dell'ordine, come noi facciamo da sempre. Ma alle forze dell'ordine servono soldi, mezzi e anche rispetto. Invece non solo la sinistra radicale, ma anche alcuni nel Pd continuano a pensare che poliziotti e carabinieri abbiano responsabilità di sistema, come avvenne al G8 di Genova. E non parlo di Gasparotto, ma anche di qualcuno che sale sul pullman di Veltroni».

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