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Veltroni:"Siete 14 partiti, noi uno"

Berlusconi e Veltroni

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Fino all'ultimo minuto Walter Veltroni ripete, come una litania, la propria delusione. Anche dopo aver parlato con Franco Marini e aver preso atto che non c'è più alcuna alternativa alle urne, il segretario del Pd si presenta davanti alle telecamere e dichiara: «Spero vi sia ancora un margine». Ma è solo l'ultima sceneggiata. Il sindaco di Roma sa benissimo che la campagna elettorale è già iniziata e così Palazzo Giustiniani si trasforma, subito, nel set del primo duello con Silvio Berlusconi. Scontata la critica all'opposizione per aver precipitato il Paese verso le elezioni. «Per noi - incalza - resta valida l'idea di un governo che affronti tre questioni principali in 3 mesi: una legge elettorale nuova; interventi sui salari e la produttività; interventi per la riforma della politica. Registro la posizione del centrodestra che si è espresso diversamente e credo che sia un rischio, un'ulteriore occasione persa». Quindi il sindaco spazza il campo dall'ipotesi di un accordo elettorale tra il Pd e Forza Italia: «È difficile poter sostenere qualcosa di simile a quello di cui parla Il Giornale se oggi ci si nega anche alla prospettiva di una collaborazione per tre mesi per fare insieme delle regole del gioco». Poi lancia quello che, con tutta probabilità, sarà il perno della sua campagna elettorale: «Credo vi sia la consapevolezza che uno schieramento fatto di 14 partiti difficilmente può governare». Insomma, il primo obiettivo di Veltroni è marcare una netta distanza dal centrodestra presentandosi come la vera ed unica novità del panorama politico nazionale. Loro, è il suo ragionamento, sono quelli che metteranno insieme tutto e il contrario di tutto pur di vincere noi, invece, porteremo in Parlamento molte donne e forze fresche ma, soprattutto, andremo solo con chi condividerà il nostro programma. Il sindaco le chiama «convergenze sui contenuti» lasciando intendere che il Pd non esclude affatto la possibilità di alleanze. «Non abbiamo ancora pronunciato né nessun sì né nessun no - spiega -. La novità vera, e ringrazio Mario Monti per averlo notato, è che c'è un programma con una identificazione chiara e netta delle scelte. Quello che volevamo introdurre con una nuova legge elettorale lo facciamo con l'impostazione della nostra campagna elettorale. Davanti ai 18 simboli del centrodestra dalla nostra parte ci sarà un solo simbolo. In ogni caso si cercheranno le convergenze sui contenuti». Già, ma quali sono questi contenuti? Ormai da dieci giorni il compito di stilare una bozza di programma è stato affidato al senatore del Pd Enrico Morando. Il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama si è messo subito al lavoro avvalendosi della collaborazione di esponenti della cosiddetta «area riformista» (tra gli altri Michele Salvati, il giuslavorista Pietro Ichino, l'economista Tito Boeri, il costituzionalista Stefano Ceccanti). Nel testo largo spazio ai temi economici, ma anche alla giustizia, alle possibili riforme istituzionali, alla sicurezza. L'obiettivo principale, però, è uno: stilare un «programma asciutto» (niente a che vedere con le 281 pagine del 2006) e quindi più facile da rispettare in caso di vittoria.

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