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Fabrizio dell'Orefice [email protected] Siamo ...

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Ieri per esempio ha ricevuto Sergio De Gregorio, leader di Italiani nel mondo e a seguire il Partito democratico meridionale. E che cos'è? È una formazione politica presente solo in Calabria (dove ha racimolato un 5,2%) che alle scorse elezioni è riuscita ad eleggere anche un senatore, Pietro Fuda, quello del famigerato comma-sanatoria per i pubblici amministratori. Poi è toccato al movimento politico dei taddini, che pure ha un senatore, Fernando Rossi, e la sinistra critica di Franco Turigliatto. E vabbè, sono senatori ti pare che il presiente del Senato non li riceve? E va bene. Ma a Palazzo Giustiziani sono arrivate anche le delegazioni di formazioni che non hanno manco esponenti a Palazzo Madama, ma semplicemente un deputato: è il caso del Nuovo Psi e finanche del Psdi (guidati da tal Mimmo Magisto) di cui si erano perse. Ma è il caso anche dei Radicali che un piede in Senato almeno ce l'hanno messo visto che sono stati esclusi dalla proclamazione degli eletti ma hanno poi presentato un circostanziato ricorso. Ciò che è singolare, tuttavia, è che il premier incaricato ha ricevuto prima i socialisti di Boselli e separatamente Marco Pannella ed Emma Bonino, sebbene abbiano ancora formalmente il gruppo in comune alla Camera. E lo stesso è avvenuto anche con Verdi e Comunisti Italiani, che sono stati auditi separatamente sebbene abbiano un gruppo unico al Senato. Il risultato è che l'instancabile Marini ha ascoltato fin qui ben 23 formazioni, in tutto il Quirinale ne ha ricevuto solo 19. E il premier incaricato ancora non ha finito, deve ancora vedere i maggiori partiti come An, Forza Italia e Pd. In mezzo però Marini ha scelto la strada anche di vedere le parti sociali. E così stamattina, nella Sala della Costituzione, si vedranno sfilare i rappresentanti di Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, Confagricoltura, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Lega delle Cooperative, Casartigiani. Ovvero tutte le sigle che nei giorni scorsi hanno presentato il «Manifesto per la governabilità», nel quale chiedevano un'immediata riforma della legge elettorale. Più in particolare dichiaravato un obbligo varare il nuovo sistema di voto. A ruota andranno da Marini i sindacati conferederali Cgil, Cisl e Uil. Una pausa di riflessione con il Comitato promotore per il referendum. E dopo sarà la volta dell'Ugl ad essere ricevuti a Palazzo Giustiniani. Concluderà la terza giornata di consultazioni, il Comitato per la legge elettorale. In pratica il presidente del Senato, con un passato da leader Cisl e poi del Ppi, ha riesumato un rito tipico della prima Repubblica. Da almeno quindici anni infatti il premier incaricato non svolgeva le consultazioni con le parti sociali. Allora però questa grande operazione di ascolto era finalizzata alla formulazione di un programma da presentare poi in Parlamento. Con l'arrivo del bipolarismo, invece, le coalizioni hanno presentato prima del voto e dunque gli incontri con le parti sociali si sono svolti prima. Inoltre il mandato ricevuto da Napolitano è limitato: «Ho chiesto - ha detto il Capo dello Stato - di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di quel progetto e all'assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi». Dunque, in teoria non si dovrebbe parlare d'altro. Non dei salari, per esempio.

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