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Prodi è tranquillo: «Va tutto male»

Prodi

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È questo in sintesi il contenuto di un'intervista rilasciata da Romano Prodi al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung lo scorso 15 novembre e che verrà pubblicata oggi in occasione del vertice italo-tedesco a Berlino. Il premier spazia a 360° e tocca tutti i temi di attualità nel dibattito politico italiano. Si parte dai sondaggi che, secondo, il Professore «sono veramente brutti» anche se, spiega, questo «è dovuto al fatto che nella prima fase del mio Governo ho preso decisioni impopolari per risanare il bilancio pubblico». «Non ignoro il malcontento dei cittadini - aggiunge -, ma nella situazione attuale in Italia, chi accontenta la gente non governa bene. Prima bisogna risolvere i problemi del Paese, poi verrà anche la soddisfazione». Già, ma quali sono i problemi da risolvere? Prodi ha le idee chiare. «Prima di tutto - spiega - modificherei la legge elettorale perché non possiamo continuare con questa. Ma per quanto riguarda una riforma, non esiste unità né a sinistra né a destra». Meglio quindi pensare ad un cambiamento «del sistema politico e dell'amministrazione pubblica». Anche su questo punto, però, il premier sottolinea l'esistenza di «un gruppo "frenante", che va oltre i partiti e che rende tanto difficile snellire l'apparato statale ed il sistema amministrativo». E per fortuna che, secondo il premier, senza queste «riforme radicali è impossibile risanare il bilancio pubblico e guidare l'Italia verso nuovi orizzonti». A questo punto la domanda dell'intervistatore è quasi d'obbligo: ma non sarebbe forse meglio lasciare a Veltroni la carica di presidente del Consiglio vista la sua popolarità? Prodi è categorico: «Io ho vinto le elezioni, e non Veltroni. Ho vinto le elezioni nonostante l'impressionante campagna mediatica di Berlusconi. E perciò governerò per cinque anni, a meno che il Parlamento non mi conceda più la fiducia». «Ho già annunciato - prosegue - di non ricandidarmi. Fra Veltroni e me esiste, quindi, un programma temporale che rispetta sia la democrazia, sia il rapporto fra di noi».

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