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Nicola Imberti [email protected] Finalmente il piano ...

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Il punto attorno a cui tutto ruota è, ovviamente, la legge elettorale. Veltroni non ha nessuna intenzione di fermarsi anche se la sua idea di un «sistema proporzionale che non abbia premio di maggioranza, che riduca la frammentazione e con il quale i cittadini possano scegliere», viene criticata all'interno del Pd e dell'Unione. Ha poca importanza. Il neosegretario è determinato: «Non mi importa di quanti no arriveranno nelle prossime settimane, non è che faccio finta di non sentirli, io non li voglio sentire». Un messaggio chiaro agli alleati e a Silvio Berlusconi che, per ora, non si è mostrato disponibile a dialogare. Ma Veltroni ha messo in conto anche questo e, infatti, sta lavorando per isolare il Cavaliere. Dopo Pier Ferdinando Casini anche Gianfranco Fini si è detto disponibile ad un confronto sulla legge elettorale e il sindaco non ha perso l'occasione per lodarlo. Se ad An e Udc si aggiunge la Lega (Calderoli ha sottolineato che la proposta di Veltroni è la «fotocopia» di quella presentata da lui in commissione Affari Costituzionali al Senato) il sindaco può essere più che soddisfatto. Anche perché nell'Unione può contare sull'appoggio di Rifondazione che è, di fatto, il secondo partito della coalizione. Ora manca solo l'ultimo tassello: superare la Finanziaria. Veltroni è chiaro: «Una volta approvata la Manovra, deve continuare l'azione di questo governo e ci si dedichi, nel 2008, alla ricerca di un'intesa sulle riforme». L'obiettivo è quello di «mettere il Paese, nel giro di un anno, in condizione di avere tutte le carte in regola per uscire dal tunnel». Che tradotto vuol dire: elezioni nel 2009.

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